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Wilhelm Stekel: "Il vincolo del nome" (1911)

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  Pere Borrell del Caso (1835-1910): Escapando de la critica (1874) (fonte: wikipedia ) Traduzione e cura: Michele M. Lualdi Articolo in formato PDF L’articolo di Wilhelm Stekel qui proposto, pubblicato nel 1911 sulla rivista Zeitschrift für Psychotherapie und Medizinische Psychologie, si propone di indagare i possibili rapporti tra nome (e cognome) di una persona e altri aspetti della sua vita, quali sintomi nevrotici, abitudini, scelte sentimentali. L’autore, in pratica, rivista l’adagio latino nomen omen o, se si preferisce, tenta una sorta di ribaltamento dell’altra nota locuzione, nomina sunt consequentia rerum , trasformandola in res sunt consequentia nominum. Il lavoro fu seguito nell’arco di pochi anni da almeno altri due contributi dello stesso genere da parte di due diversi psicoanalisti. Il primo e più noto è quello di Karl Abraham  (Abraham, 1911): uscì nel dicembre del 1911 sul terzo fascicolo della seconda annata della rivista Zentralblatt für Psychoanalyse , nella se

Michael Bálint, "Gli ultimi anni di Sándor Ferenczi"

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  Michael Bálint (1897-1970) (fonte: ecoinformazioni .com) Formato PDF Egregio signore [1] ,  La pubblicazione del terzo volume dell’ottima biografia di Freud [2] di Jones ha messo me, esecutore letterario di Ferenczi, in una situazione imbarazzante.  In questo volume, il dr. Jones esprime opinioni piuttosto dure sulle condizioni mentali di Ferenczi, specialmente nei suoi ultimi anni di vita, diagnosticando una specie di paranoia a lenta evoluzione, con allucinazioni e impulsi omicidi nella sua ultima fase [3] . Usando a fondamento la sua diagnosi, interpreta in tal senso le pubblicazioni scientifiche di Ferenczi da un lato e la sua partecipazione al movimento analitico dall’altro.  Indubbiamente, l’ultimo periodo di Ferenczi, che si può considerare aver avuto inizio con la Genitaltheorie (Thalassa) e il libro scritto insieme con Rank, Entwicklungsziele (Traiettorie di sviluppo [4] ) è assai controverso. Fu durante quegli anni che Ferenczi avanzò diverse idee che al tempo vennero p

“Lo scrutatore d’anime” di Georg Groddeck: le parole dei contemporanei

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  Copertina della prima edizione tedesca de Il libro dell'Es  di Georg Groddeck (1923). Fonte: archive .org Michele M. Lualdi Formato PDF Le vecchie edizioni dei libri, in specie le prime, riportano spesso, solitamente nelle ultime e misconosciute pagine, informazioni di possibile interesse per i contemporanei. Tali notizie perdono presto valore e non vengono dunque più riprese nelle successive ristampe e nuove edizioni di quegli stessi volumi, finendo così per perdersi. Tornano ad avere valore, almeno come curiosità, quando lo scorrere del tempo consente di leggere e studiare quelle opere da una prospettiva storica: solo allora assurgono a testimoni di fatti e situazioni occorsi ai loro tempi.  Come ho argomentato altrove, è ciò che è accaduto con l’ultima pagina della prima edizione di Autobiografia di Freud ( Lualdi, 2023 ). E qualcosa di analogo succede con le ultime pagine (301-3) della prima (e solo della prima) edizione tedesca de Il libro dell’Es ( 1923 ), che riportano st