“Lo scrutatore d’anime” di Georg Groddeck: le parole dei contemporanei
Copertina della prima edizione tedesca de Il libro dell'Es di Georg Groddeck (1923). Fonte: archive.org |
Michele M. Lualdi
Le vecchie
edizioni dei libri, in specie le prime, riportano spesso, solitamente nelle
ultime e misconosciute pagine, informazioni di possibile interesse per i
contemporanei. Tali notizie perdono presto valore e non vengono dunque più riprese
nelle successive ristampe e nuove edizioni di quegli stessi volumi, finendo
così per perdersi. Tornano ad avere valore, almeno come curiosità, quando lo
scorrere del tempo consente di leggere e studiare quelle opere da una
prospettiva storica: solo allora assurgono a testimoni di fatti e situazioni
occorsi ai loro tempi.
Come ho argomentato altrove, è ciò che è accaduto
con l’ultima pagina della prima edizione di Autobiografia di Freud (Lualdi, 2023).
E qualcosa di analogo succede con le ultime pagine (301-3) della prima (e solo
della prima) edizione tedesca de Il libro dell’Es (1923),
che riportano stralci di alcune recensioni (undici, per la precisione) della
prima edizione del “romanzo psicoanalitico” per eccellenza, scritto da Groddeck
solo due anni prima: Lo scrutatore d’anime [1].
Di tali recensioni ci è nota soprattutto (o forse soltanto) quella scritta da
un’ entusiasta Ferenczi nel 1921 per Imago (Ferenczi, 1921),
parzialmente riportata anche qui.
Da queste pagine
conclusive scopriamo tra l’altro che la tiratura della prima edizione de Lo scrutatore d’anime era stata
di 100 esemplari, mentre la seconda era addirittura quadruplicata: un chiaro
segno del successo e del consenso riscossi dell’opera.
Riporto dunque qui
di seguito le tre pagine
[2],
precisando che per lo stralcio della recensione di Ferenczi propongo una traduzione
mia.
Un tipo insolitamente spiritoso che sa parlare in modo molto divertente. Lo stile ricorda un poco quelli del circolo Pickwick, anche se il contenuto non è assolutamente altrettanto innocente.
Dr.
Drill [3]
Non può essere un
cattivo libro quello cui riesce, come a questo, di avvincere il lettore dall’inizio
alla fine, di esporre difficili problemi biologici e psicologici in forma
spiritosa, davvero divertente e che riesce a rivestire scene r o z z o – c i n i
c h e, g r o t t e s c h e e p r o f
o n d a m e n t e t r a g i c h e, che nella loro nudità
avrebbero di necessità un effetto repellente, con il suo b e l s e n s o d e l l
’u m o r i s m o come con un abito [4]
Il valore educativo
del libro consiste nel fatto che Groddeck, come a loro tempo S w i f t, R a b e l a i s e B a l
z a c, strappa la maschera dal volto allo spirito del tempo, pietistico-ipocrita,
e mette in bella mostra la crudeltà e la cupidigia [5]
nascoste dietro, pur comprendendone la naturalezza [6].
Il s i m b o l i s m o, che la
psicoanalisi assume in modo titubante come uno dei fattori costitutivi del
pensiero, è per Weltlein profondamente fondato nell’organico, forse nel cosmico
e la s e s s u a l i t à è il centro attorno al quale si muove l’intero
mondo dei simboli [7]
Dr. S.
Ferenczi Un abile uomo, che sa
divertire e intrattiene il suo pubblico per 36 capitoli in modo innocente e
spiritoso nonostante la gran scienza. [302] BERLINER TAGEBLATT Un burlone, che è divertente,
sfrenato e frivolo, ma che spinge a pensare… Sciocchi ritrosi, filistei, giù le
mani, ma voi che sapete ridere fino a far lacrimare gli occhi, nel vostro cantuccio
tranquillo, avventatevi su questo libro. [11]
[303] BÜCHEREI UND
BILDUNGSPFLEGE Conversazioni e
discorsi dello scrutatore d’anime Thomas Weltlein, che l’autore ha posto al
sottile confine tra il saggio lambiccatore e il folle, per consentirgli di
accozzare in modo piuttosto indisturbato tutto ciò che c’è tra cielo e terra… Per
le biblioteche pubbliche il libro è inservibile, per via del suo eccesso di
cinismo in cose erotiche e religiose. [12]
Né l’approfondimento né
la serietà sociale vengono qui presi alla psicoanalisi, ma i rifiuti che essa,
ripulendo lo psichico interiore dell’essere umano, accumula davanti alla porta.
Questa massa disgustosa diviene qui il tema principale, come se l’intenzione
fosse diretta a screditare la psicoanalisi per mezzo della volgarità, cosa che
però non può essere nelle intenzioni dell’autore, egli stesso psicoanalista. Groddeck ha regalato
alla letteratura un moderno Don Chisciotte… Chi ha piacere di vedere anche solo
per una volta le cose attraverso lenti diverse dalle proprie legga il libro.
Avrà ore di purissimo piacere! [13]
Un libro spiritoso! Un
libro intelligente! Un’abile burla, niente più! Un libro delizioso, un libro disgustoso!
Un allegro romanzo, un lavoro scientifico!... Il libro è anzitutto di un’imponente
irriverenza. Fritz Sachsenburg Groddeck si è
alleggerito il compito in quanto il suo eroe è al contempo psicopatico e
psicoanalista; così può inserire tacitamente diversi commenti significativi. Groddeck
sfrutta abbondantemente l’immunità per consentire alla fantasia del cinico
malato di indulgere in ambiguità; ma l’impressione di purezza si mantiene. Karl
Heckel Chi non ha senso dell’umorismo,
scansi, e di molto, il libro… Groddeck sperimenta con un’incredibile
donchisciotteria il metodo psicoanalitico sul suo eroe e mescola selvaggiamente
l’uno con l’altro motto di spirito e assurdità, saggezza e follia. Jörn Oven [14]
Bibliografia Ferenczi S., “Lo
scrutatore d’anime” di Georg Groddeck. In Ferenczi S., Opere, vol. III, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1992, 119-23. Lualdi M. M., Pagina52: i diritti del lettore.
Contributo online, 2023. [1] Me ne sono accorto
solo recentemente, quando ho potuto sfogliare questa edizione nella copia di Beate
Schuh, della Georg Groddeck Gesellschaft di Francoforte a M., che approfitto
per ringraziare. [2] Groddeck G., Das Buch vom Es, Internationaler Psychoanalytischer
Verlag, Leipzig / Wien / Zürich, 1923, pp. 301-3. In parentesi quadra
i numeri di pagina dell’originale. Caratteri distanziati nell’originale. Parentesi
quadre mie. [3] L’unica
informazione che sono riuscito a reperire su Robert Drill è che dal 1896 scriveva per la Frankfurter Zeitung prevalentemente di politica
culturale. [4] Questa prima parte
del testo si trova a p. 120 dell’edizione italiana Cortina, nella quale non
viene conservata la coerenza dell’immagine che, a partire dal verbo “behängen”
(qui reso con “rivestire”), passa per “Nacktheit” (“nudità”) e giunge a “Kleide”
(“vestito”): il sopra citato verbo viene infatti tradotto con “rendere più
accettabili” e viene conseguentemente lasciata cadere la parte “wie mit einem Kleide”
(“come con un abito”). La questione è duplice: da un lato puramente
stilistico-traduttiva, dall’altro per il rimando velatamente psicoanalitico,
poiché la nudità rimanda pressoché direttamente alla sessualità. [5] Con “cupidigia”
rendo l’originale “Lüsternheit”, il cui significato è associato al latino “appetentia,
appetitio”, dunque “brama, desiderio, voglia di carpire”. Nell’edizione Cortina
si ha “volgarità”. Si vadano i seguenti link: Lüsternheit;
appetitio;
appetentia. [6] Questa seconda parte
del testo si trova a p. 12 dell’edizione italiana Cortina. [7] Quest’ultima parte
del testo si trova a p. 122 dell’edizione italiana Cortina. [8] Ferenczi equipara
Groddeck a tre autori, irlandese il primo e francesi gli altri due. [9] L’autore impiega
qui un modo di dire tedesco “etwas über den (psychoanalytischen) Stock springen
[lassen]” che significa in sostanza accettare come necessario qualcosa di sgradevole.
Si vedano in tal senso: zeno.org;
e redensarten (quest’ultimo riporta il significato del modo di dire equivalente (secondo
zeno.org): “in den sauren Apfel beissen müssen” (lett.: dover mordere la mela
acida). [10] In latino nell’originale,
con il senso, credo, di “confutazione totale”, ossia rivolta tanto alla tesi
avversaria (argumentum ad rem) quanto a colui che la sostiene (argumentum ad
hominem). [11] Autore non
indicato. [12] Autore non
indicato. [13] Autore non
indicato. [14] Pseudonimo di Will Vesper.
I personaggi hanno
profilo sfuggente. Anche l’eroe, Thomas, che si consuma quale don Chisciotte
della visione del mondo di Sigmund F r e
u d per la propria premurosa sorella
Agathe, si sposta combattivo per le terre tedesche, finisce nelle faccende più
stravaganti e nelle più strane avventure, ingaggia, come cavaliere della sua Dulcinea,
la psicoanalisi, i più accaniti discorsi e altre battaglie, ovunque – come nei
castelli della Mancia, nei cavalieri e nelle castellane – ovunque vede simboli,
in special modo simboli erotici, ricolmo della sacra certezza che gli uomini tengano
la loro psiche tra le gambe e i loro genitali in ogni in ogni parte del corpo e
della mente.
Questo Thomas è uno
spirito molto profondo, che tiene tra le mani il suo cranio e interpreta il
mondo dal vivace fumo denso che da esso si leva… Un personaggio così ricolmo
della più preziosa follia – che non [è] follia ma serio atteggiamento clownesco
– non è ancora passata per alcun romanzo tedesco… Ha una forma e una funzione;
il resto è scherzo; ma scherzo della miglior specie. Qui si impara, per la
gioia del lettore, a d a c c e
t t a r e i l m o n d o s e c o
n d o l a p s i c o a n a l i s i [9].
Tutto deve essere accettato, uomo, animale, politica, arte, scienza; e, con un
po’ di violenza e scaltrezza, la cosa riesce a tutti. Una divertentissima demostratio
ad rem et hominem [10]
della mancanza di libertà dei fenomeni. Come si esaspera qui il senso della
farsa, come la mente si trasforma in azione folle, il dogma si afferma in modo
burlesco, la conoscenza, tronfiamente certa della sua invulnerabilità, capitola
nella più grassa risata – un tale, divertente viaggio avventuroso non l’ha
ancora osato alcun uomo tedesco.
Divertente ed emblematico: si leggono recensioni che vanno dalla censura all'ironia, dalla messa in guardia alla resa divertita, dalla critica moralistica (contenuto innocente) all'apprezzamento per l'autore che "mescola selvaggiamente motto di spirito e assurdità,
RispondiEliminasaggezza e follia". Su tutto sembra valere l'effetto sorprendente per un libro che concerne la psicoanalisi ed invece somiglia ad un suo travisamento, almeno per chi non ha umorismo critico... Grazie Michele per questo affresco "originale" come le origini della psicoanalisi.
Francesco Marchioro
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaGrazie Francesco. La ponderata e sagace irriverenza di Groddeck, che colpiva i suoi contemporanei, è ancora in grado di sorprendere e stimolare la riflessione. Segno, questo, che ci si trova di fronte a un autore di spessore.
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