Due brevi note

 

Lettera di Jung a Freud del 28 giugno 1907, seconda facciata. Fonte: e.manuscripta.


                    Michele M. Lualdi
                            
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I. Freud e Hildebrandt

In un precedente lavoro, Selbstprüfung: avvio e origini dell’autoanalisi diFreud, si è ripreso, sulla scorta degli studi di Peter-André Alt (Alt, 2016, 613), un passaggio del filosofo e teologo tedesco Friedrich Wilhelm Hildebrandt (1811-1893) che anticipa la nota considerazione di Freud: “[L]’Io… non è padrone in casa propria” (Freud, 1915-17, 446). Scrive il filosofo:

 

Se però è così – quale ragionevole fondamento ci potrebbe allora distogliere, in merito ad alcune questioni d’autoesame e soprattutto per l’importante questione principe: [‘]Ma in realtà chi è il padrone in casa nostra?[’], dal tener ben conto dei suggerimenti della vita onirica!(Hildebrandt, 1875, 55).

 

L’argomentazione verteva allora sul tema dell’autoanalisi di Freud e il punto chiave del passaggio del filosofo era in tal senso l’impiego del termine Selbstprüfung (reso con “autoesame”): esattamente lo stesso impiegato da Freud nella lettera a Fließ del 24 gennaio 1895. Da qui si snodava una serie di riflessioni sull’avvio e sul significato dell’autoanalisi di Freud quale processo da inserirsi in un ben preciso contesto culturale e non certo nato dal nulla. Mi limitavo a riportare la perplessità di Alt sul fatto che Freud non cita espressamente l’opera di Hidebrandt pur conoscendola per averla più volte citata ne L'interpretazione dei sogni e soprattutto considerato che la copia del testo del filosofo attualmente conservata al Freud Museum di Londra riporta un segno a matita – verosimilmente di Freud – proprio alla pagina 55, contenente il passaggio sopra riportato! Per parte mia, scrivevo, la mancata citazione sarebbe da intendersi come uno di quei giochi allusivi tipici dello stile di Freud [1], che può contare sul fatto che i suoi lettori (e nel caso specifico gli ascoltatori delle sue lezioni di introduzione alla psicoanalisi) colgano agilmente il richiamo al testo altrui.

Devo però rettificare in parte e completare quella mia prima considerazione: visto il tema dell’articolo, non avevo infatti preso in esame in maniera più completa il passaggio in cui Freud dichiara che l’Io non è padrone in casa propria e mi era così sfuggito che il gioco allusivo è più raffinato e articolato. Scrive infatti, dopo avere riferito delle prime due ferite narcisistiche subite dal genere umano (quella di Copernico e quella di Darwin):

 

Ma la terza e più scottante mortificazione, la megalomania dell'uomo è destinata a subirla da parte dell'odierna indagine psicologica, la quale ha l'intenzione di dimostrare all'Io che non solo egli non è padrone in casa propria, ma deve fare assegnamento su scarse notizie riguardo a quello che avviene inconsciamente nella sua psiche. Anche questo richiamo a guardarsi dentro non siamo stati noi psicoanalisti né i primi né i soli a proporlo, ma sembra che tocchi a noi sostenerlo nel modo più energico e corroborarlo con un materiale empirico che tocca da vicino tutti quanti gli uomini” (Freud, 1915-17, 446, corsivo mio).

 

La cosa interessante di questo passaggio è che Freud collega la questione di chi sia davvero padrone in casa propria a quella del “guardarsi dentro”, ossia all’autoesame (Selbstprüfung). E aggiunge: “Non siamo stati noi psicoanalisti né i primi né i soli a proporlo”, con ciò facendo sorgere nel lettore più curioso la domanda su chi allora abbia preceduto Freud e gli psicoanalisti sulla via del guardarsi dentro/autoesame. A questo lettore, infine, Freud dà infine un ulteriore indizio: “ma sembra che tocchi a noi… corroborarlo con un materiale empirico”, come a dire che chi ha in precedenza sostenuto qualcosa di simile non va ricercato tra gli scienziati. Un precursore cui si attaglino gli indizi disseminati in poche righe da Freud esiste ed è proprio Hildebrandt: accostò autoesame e commento sull’essere padroni in casa propria e non lo fece da scienziato, bensì da filosofo!

 

 

II. Ancora sul carteggio Freud-Jung: una possibile lettera mancante

 

Datare con precisione la pubblicazione degli scritti di Freud non è operazione sempre agevole. Il fatto notissimo che L’interpretazione dei sogni, pur datata 1900, esce il 4 novembre 1899 (Jones, 1953, 431), ci dimostra che non sempre l’anno di stampa impresso sulle prime edizioni è affidabile. In casi come questo, di volumi andati in stampa verso gli ultimi mesi di un certo anno, si può ben immaginare che l’editore, forse non potendo avere dallo stampatore la garanzia di un completamento delle operazioni prima della fine di dicembre, decida in via preventiva di apporre l’anno successivo sul frontespizio dell’opera. Oppure si può pensare a una manovra strategica di altro tipo: far uscire un volume a novembre (giusto per rimanere nel caso de L’interpretazione dei sogni) con l’indicazione dell’anno in corso significa condannarlo a essere percepito soltanto due mesi più tardi come “libro dell’anno passato”, dunque meno allettante, non più una vera novità, con il rischio di ridurne l’appetibilità e – ciò che importa all’editore – le vendite.

In ogni caso, superato questo primo rischio di errore, le difficoltà di datare l’uscita di un’opera aumentano qualora si tenti di impiegare unità cronologiche più ristrette dell’anno, come il mese o un intervallo di mesi. E resta comunque una rarità riuscire, come per L’interpretazione dei sogni, a individuare addirittura il giorno di uscita. In questo genere di operazioni, fonti utili sono naturalmente gli epistolari freudiani, poiché non raramente Freud dà notizia a questo o a quel corrispondente dell’uscita imminente o appena avvenuta di una sua opera, nel secondo caso spesso cogliendo l’occasione per spedirne una copia al destinatario della lettera. Ma a volte in quelle pagine si nascondono alcune insidie. Ad esempio…

 Nel 1907 esce la seconda edizione di Psicopatologia della vita quotidiana e ne possiamo seguire le vicende grazie al prezioso carteggio tra Freud e Jung. Scrive dunque il primo al secondo, il 26 maggio 1907:

 

Prossimamente dovrà attendersi da me soltanto la seconda edizione della Vita quotidiana (all’incirca alla fine di giugno)” (Freud, 1974a, 57).

 

E giusto a fine giugno, il 28 per la precisione, è Jung a scrivere in proposito a Vienna, ma in maniera apparentemente non del tutto chiara:

 

Ho visto con gioia, dal Suo cortese invio, che la Sua Psicopatologia della vita quotidiana avrà una seconda edizione” (Freud, 1974, 72, corsivo nell’originale).

 

Cosa mai avrà inviato Freud insieme alla propria lettera che potesse essere per Jung un’allusione alla prossima uscita di Psicopatologia? Non ci illumina la precedente lettera di Freud (14 giugno), in cui non si fa riferimento ad alcun invio. È vero che la lettera di Jung riprende (anche) alcuni temi di quella di Freud e pare dunque la sua diretta prosecuzione, ma non va escluso che tra il 14 e il 28 giugno Freud ne abbia inviata a Jung un’altra non sopravvissuta e che lo svizzero risponda a entrambe con la sua del 28. Comunque siano andate le cose, la situazione si fa decisamente incoerente con il commento che lo psichiatra svizzero aggiunge immediatamente dopo quello sopra riportato:

 

Ha fatto benissimo ad ampliare considerevolmente il testo” (Freud, 1974a, 72).

 

Qui pare proprio che egli, al momento della stesura della lettera, abbia già dato una scorsa alla seconda edizione di Psicopatologia, che però poco prima sembrava ancora di là da venire…

Poiché già in un altro paio di occasioni – raccolte e commentate in Poveri noi. Cosa ci perdiamo nelle traduzioni (Lualdi, 2021) – l’edizione italiana del carteggio Freud-Jung ha mostrato qualche piccolo inciampo, conviene prima di tutto consultare il testo originale, in cui troviamo:

 

Aus Ihrer freundlichen Zusendung habe ich mit aufrichtiger Freude ersehen, daß Ihre >Psychopathologie des Alltagslebens< eine zweite Auflage erlebt. Es ist ehr gut, daß Sie den Text wesentlich erweitert haben” (Freud, 1976, 73; si veda anche l‘immagine in apertura del post).

 

Che renderei:

 

Dal Suo gentile invio ho constatato con sincera gioia che il suo Psicopatologia della vita quotidiana vede una seconda edizione [2]. È una cosa molto buona che Lei abbia ampliato sostanzialmente il testo” (corsivo mio).

 

 In questo modo non solo il primo commento appare decisamente più sensato e non solleva interrogativi, ma è inoltre in perfetta sintonia con la prosecuzione della frase. Freud invia dunque all’amico svizzero nient’altro che una copia della seconda edizione di Psicopatologia, che del resto già il 26 maggio dichiarava di aspettarsi entro la fine di giugno e che, aggiungo, il 22 giugno spedisce anche a Leopold Löwenfeld (Tögel, s. d. 184-5).

Questi dati ci consentono di essere alquanto precisi nel datare l’uscita del volume, a seconda che si voglia supporre l’assenza o meno di una lettera di Freud a Jung tra il 14 e il 28 giugno. Nel primo caso dobbiamo concludere che il volume uscì tra il 6 e il 14 giugno 1907 (le date delle due lettere di Freud presenti nell’epistolario e precedenti la risposta di Jung del 28 giugno): se infatti il volume fosse già stato disponibile il 6 giugno, sarebbe partito per la Svizzera con la lettera di quel giorno.

Ma considerato che nella lettera di Freud del 14 non vi è alcun accenno all’invio del volume (cosa alquanto sospetta), si può pensare che esso sia uscito tra il 14 e il 22 giugno e che sia stato spedito a Jung nell’arco di quei sei giorni, accompagnato da una lettera a noi non pervenuta. Questa seconda ricostruzione, che personalmente prediligo, è per altro coerente con la previsione fatta da Freud nella lettera a Jung del 26 maggio, ossia che la seconda edizione di Psicopatologia della vita quotidiana sarebbe uscita a fine giugno.

 

 

Bibiografia

 

Alt, P.-A., Sigmund Freud. Der Arzt der Moderne. Eine Biographie. C. H. Beck, München, 2016.

Freud S. (1915-17), Introduzione alla psicoanalisi. In OSF, X, Bollati Boringhieri, Torino, 189-611.

Freud S. (1974a), Epistolari. Lettere tra Freud e Jung 1906-1913, Bollati Boringhieri, Torino, 1974.

Freud S. (1974b), The Freud/Jung Letters. The Correspondence between Sigmund Freud and C. G. Jung, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 1974.

Freud S., Briefwechsel Sigmund Freud/C.G. Jung, Buchclub Ex Libris, Zürich, 1976.

Hildebrandt W. F., Der Traum und seine Verwerthung für’s Leben. Eine psychologische Studie, Verlag von Edwin Schloemp, Leipzig 1875.

Jones E. (1953), Vita e opere di Freud I. Gli anni della formazione e le grandi scoperte (1856-1900), Il Saggiatore, Milano, 1962.

Lualdi M. M. (2021), Poveri noi.Cosa ci perdiamo nelle traduzioni. Contributo online.

Lualdi M. M. (2022), Georg Groddeck Parte VII: L’analistaselvaggio. Contributo online.

Ornston D. G., Improving Strachey’s Freud. In Ornston D. G. (edited by), Translating Freud, Yale University Press, New Haven and London, 1992, 1-23.

Tögel C. (s. d.), Freud-Diarium.

 



[1] In un ambiente in cui il testo scientifico era spesso al contempo testo letterario (Ornston, 1992, 14), Freud è maestro di stile e di giochi allusivi. Su questa particolare modalità allusiva consistente nel citare soltanto implicitamente autori precedenti rimando a Lualdi, 2022, 8-9).

[2] Si veda in tal senso anche l’edizione inglese del carteggio, in cui la frase è resa con: “I see from your kind gift that your Psychopathology of everyday Life has gone into a second edition [Vedo dal Suo gentile dono che la Sua Psicopatologia della vita quotidiana è passata alla seconda edizione]” (Freud, 1974b, 66; corsivo nell’originale).



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