Emma Eckstein: Un’importante questione educativa (1900)

Emma Eckstein (1865-1924) attorno al 1890 (fonte: wikipedia)


 

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La sera del 4 gennaio 1911, la Società psicoanalitica di Vienna si riuniva per il primo dei 4 incontri di discussione delle teorie adleriane, incontri che, come noto, avrebbero condotto alla separazione di Adler e del suo gruppo da Freud. Stando al verbale dell’incontro, pubblicato nel III volume dei Protokolle, il primo a prendere la parola dopo l’esposizione di Adler fu Paul Federn (1871-1950) [1], che nel suo intervento critico, fece un rapido accenno a 
 

uno dei primi lavori di Emma Eckstein sull’educazione sessuale, nato sotto l’influsso di Freud” (Nunberg, Federn, 1974, 107).

Secondo i curatori dei Protokolle (Nunberg, Federn, 1974, 107 n. 1), si tratterebbe del breve articolo qui proposto, scritto e pubblicato dall’autrice nel 1900 sulla rivista socialdemocratica tedesca Die neue Zeit, Revue des geistigen undöffentlichen Lebens
Di seguito la traduzione del testo di Emma Eckstein, quale omaggio a una di quelle non poche figure femminili troppo spesso ridotte dalla storia della psicoanalisi a un mero ruolo (Lualdi, 2024, 296), nella fattispecie quello di paziente di Freud. Alcune considerazioni chiuderanno il lavoro. 

[666] [2] La questione se dobbiamo informare i nostri bambini sulla riproduzione dell’essere umano o, come solitamente accade, avvolgere tutto questo grande ambito in una misteriosa oscurità, mi sembra una delle più elementari e più importanti nell’educazione. Da parte di uomini e donne che pensano in modo particolarmente privo di pregiudizi, questo tema è stato fatto ripetutamente oggetto di vivaci discussioni e così qualcuno è stato in tal modo spinto a riflettere se non sia poi bene o necessario che su ciò che spesso occupa [667] i nostri pensieri fin dall’infanzia, che sulla cosa più importante nella vita, noi si ottenga, solo per vie traverse, un’oscura visione. 
Quale mole di penosi ricordi dall’infanzia, quale somma di tormenti interiori dal tempo di una più matura giovinezza sono state ridestate da queste considerazioni! È forse una conquista del nostro tempo il fatto che le persone più avanti negli anni, se pensano alla loro giovinezza, non ricordano solo le loro virtù e gli amici, ma anche i loro patemi e le loro sofferenze e hanno con ciò uno sguardo e un ascolto più acuti per i dolori psichici della gioventù di oggi. 
Ci possono essere alcune accezioni, la regola però, quando noi, come i nostri genitori e i nostri nonni, ci siamo addentrati nel mistero “Da dove vengono i bambini?”, è abbastanza uniforme. Molto spesso a questa domanda si risponde con la storia della cicogna che porta i bambini e simili; madri che si vantano di non voler mettere in testa ai loro figli una simile assurdità, si accontentano della risposta: “Non lo puoi ancora capire”. Nel primo caso, la brama di sapere di un bambino molto piccolo solitamente è placata per un qualche tempo, poi però vede, tanto quanto quello respinto, che qui c’è un segreto che si vuole rigorosamente preservare dai bambini, sì che la madre stessa non si ritrae dal ricorrere a una bugia. Questa percezione, però, stimola solo, di molto, la curiosità. 
A chiedere ai genitori una seconda volta, un bambino si risolve raramente, sapendo che questa impresa sarebbe inutile, si dà piuttosto a osservare accuratamente l’ambiente, perde, una vota fattosi sospettoso, l’innocenza e acquista un vero fiuto per subodorare dove ci sia qualcosa che egli non dovrebbe vedere o sentire. Il piacere di indagare ciò che è nascosto diviene sempre più grande e induce molti adolescenti a volgersi alle letture. Che sappiano cercare e trovare nei libri ciò che stimola più che pacificare la loro curiosità, è spesso l’assai dubbio merito del personale di servizio. In questi i bambini hanno solitamente molta fiducia, inoltre li ferisce meno l’essere eventualmente respinti da coloro che socialmente si trovano più in basso e così si avvicinano con domande confidenziali, trovando non raramente anche soddisfacente condiscendenza. 
In quale condizione, però, già si trova il bambino, quando ottiene qui, in un bisbiglio, le informazioni desiderate, con il suggello della più rigorosa riservatezza, in quale modo viene reso edotto dei processi della natura e, infine, cosa viene a sapere il bambino? 
Le difficoltà di giungere alla verità hanno occupato in gran misura la curiosità e con essa la fantasia, sì che le idee rozze e stolide, spesso intrise di lascivia, che la giovane creatura ottiene sono in grado di eccitare in gran misura corpo e anima della stessa, ma in questo modo un bambino viene davvero smaliziato raramente. Le comunicazioni veritiere si limitano a un minimo, mentre attraverso considerazioni cariche di significato, con la postilla “Ma tu questo non lo puoi ancora sapere”, viene portata nuova linfa alla fantasia e incrementata l’eccitazione generale. 
Vediamo tali bambini spesso molto distratti e inclini al fantasticare, il loro interesse principale rivolto ai rapporti sessuali, costantemente impegnati ad apprendere qualcosa sulla grande questione misteriosa. Questi sono i primi stadi dell’effetto nocivo provocato in parte dalla carenza, in parte dalla sovrabbondanza di istruzione. 
Con gli anni, con la maturazione di corpo e spirito, con le esperienze con il proprio corpo, si modifica anche la concezione che l’essere umano immaturo aveva avuto fino a quel momento della vita sessuale. E qui mi sembra trovarsi la spiegazione [668] del perché le giovani fanciulle talvolta hanno un dichiarato disgusto davanti per tutto ciò che è sensualità e sognano un amore puramente spirituale. Sono state rese edotte da bimbe molto piccole della lascivia, che solo più tardi è potuta emergere così tanto alla coscienza perché divenuta comprensibile ai sensi della fanciulla in crescita. In tal modo, però, si stabilisce il nesso tra rapporto sessuale, piacere sessuale e rozza sensualità e tutte le percezioni relative alla vita sessuale vengono giudicate da questo punto di vista malsano e distorto. 
Un fatto, la cui menzione mi sembra c’entrare assolutamente qui, poiché mostra chiaramente le brutte conseguenze del non sapere, è il seguente: innumerevoli giovani fanciulle soffrono occasionalmente in modo indicibile della paura di essere rimaste incinte. Sono proprio quelle completamente ignare, le “pure”. Sull’unione sessuale non hanno potuto apprendere nulla più di ciò che loro stesse hanno potuto cogliere. Vedono e sanno: le coppie hanno bambini, le coppie stanno molto insieme e da ciò viene di necessità tratta la conclusione che il frequente contatto con un uomo è in grado di generare nel corpo della donna un bambino. È un’idea cui curiosamente sono accessibili anche fanciulle molto intelligenti. Né qui si tratta di un’“assurdità” che si riesca a liquidare con un sorriso, infatti chi ha potuto stare a guardare senza stupore come la stessa giovane fanciulla che nella sala da ballo irradia voglia di vivere, poche ore più tardi venga assalita da angoscia mortale perché le sovviene di aver ballato molto con  u n  uomo, essendo così venuta spesso in contatto con lui e ora si crede esposta all’onta di avere un bambino[?]. Che in società sia considerato un’onta se una fanciulla diviene madre, lo sentono e leggono tutte loro molto spesso, anche senza avere idea del perché ciò debba essere una vergogna. 
Chi una volta è stato così fortunato da [poter] penetrare un segreto così rigidamente custodito e da salvare con una semplice spiegazione, in un sol colpo, una giovane creatura da tutta la struggente pena, deve certo con impellenza esigere una via d’uscita per eliminare dalla faccia della terra una tale sofferenza, severa e davvero inutile. 
Vorrei aggiungere che con nervi  p e r f e t t a m e n t e  sani, con una visione della vita per il resto sana, la sopra descritta angoscia, come anche il terrore del rapporto sessuale, non può assumere tali dimensioni, ma quanto rare sono queste nature sane nel nostro tempo nervoso e quale madre può valutare in modo attendibile il proprio bambino sotto questo aspetto, sì da avere la garanzia che non si realizzino sotto i suoi occhi i tormenti interiori discussi? 
Ma anche se noi ipotizziamo che solo una piccola percentuale di fanciulle soffra per queste assurde idee, dobbiamo però chieder[ci] comunque cosa ne sia, nei fanciulli e nelle fanciulle, della sensualità precocemente risvegliata dalle spiegazioni menzionate all’inizio[:] viene, con la maturazione, ridotta alla sua misura normale o, se no, in che modo si fa valere? 
Nella fanciulla sana, questa regolazione si compie a poco a poco, secondo il suo proprio sentire, che insegna al meglio la fusione di amore psichico e fisico. Diverso è però per i ragazzi adolescenti. In loro il bisogno sessuale, che secondo natura insorge più intensamente attraverso un precoce risveglio dall’esterno, si fa valere in un periodo in cui l’inibizione [da parte] dell’intelletto non è ancora abbastanza forte per dominare l’istinto [3] sovreccitante. Si aggiunga che nella nostra società l’incitamento al piacere sessuale per i giovani uomini è incomparabilmente maggiore che per le fanciulle, le opinioni dominanti consentendo all’uomo non sposato la soddisfazione puramente sessuale, [669] ovunque la trovi. Perciò per il ragazzo mi sembra assolutamente necessaria, ancor più che per la fanciulla, una precoce spiegazione, per evitare l’eccitazione dei sensi, per contenere l’influsso nocivo. 
Rare madri, all’interpellanza: [“]Da dove vengono i bambini?[”] si trovano pronte a rispondere che il bambino cresce nel grembo materno e credono con ciò di essere giunte fino al limite del possibile. Può però lo stesso essere, cui è stato insegnato che l’albero non cresce là o qua perché così abbiamo desiderato, ma che per questo è stato prima necessario mettere il seme nella terra che lo nutre, può lo stesso bambino, una volta che si sia occupato della questione, accontentarsi a lungo di questa spiegazione? Anche questa riposta non è di solito sufficiente e necessita molto presto di un completamento. Se si è giunti alla convinzione che qui per un bambino la spiegazione è necessaria, allora la si deve dare non appena il bambino la pretende e ci si dovrebbe anche sentire in obbligo di dire  t u t t o [4]. Con serietà e oggettivamente, a questo riguardo si può dire tutto a un bambino, nella misura in cui lo sviluppo psichico del bambino [lo] spinge a domandare. 
Un bambino conosce poco o niente affatto la vergogna, non conosce alcun tipo di sensazioni sessuali, dunque non può anche soltanto intuire che, per il rapporto sessuale, ci sia forza istintuale [5] altra dal desiderio di avere un bambino. Che chi è sposato desideri bambini, corrisponde solo all’idea infantile e così il bambino apprenderà con lo stesso ammirato stupore di cui è colmo di fronte a molti altri miracoli della natura anche che il padre deve porre il seme nel nutriente grembo materno per poter sperare in un bambino. 
Se aggiungo ancora questa spiegazione, [ossia] che, come il frutto del melo diviene simile alla mela da cui l’uomo ha prelevato il seme per piantare l’albero, solitamente anche il bambino diviene simile ai genitori; che proprio per questo si accoppiano solo le persone che si vogliono bene, così tanto bene che ognuno di loro desidera che il bambino possa diventare simile all’altro, [allora] ho mostrato al bambino verità e bellezza e l’ho dotato di un parapetto di purezza per la vita.

 
Qualche considerazione 

Emma Eckstein (1865-1924) è nota soprattutto per essere stata una delle prime pazienti di Freud e ancor più per la sfortunata operazione al naso cui, nel febbraio del 1895, proprio su proposta di Freud, si sottopose. L’intervento, eseguito maldestramente da Wilhelm Fliess, le costò quasi la vita. 
Forse meno conosciuti sono altri fatti. Anzitutto, come già Bertha Pappenheim, anche Emma Eckstein era un’amica di famiglia di Martha e Minna Bernays, rispettivamente moglie e cognata di Freud. Inoltre, nel 1897 fu attiva per un breve periodo come psicoanalista a Vienna e nel corso degli anni scrisse diversi libri su e per i bambini, tra i quali, nel 1904, un opuscolo di una quarantina di pagine dal titolo Die Sexualfrage in der Erziehung des Kindes [La questione sessuale nell’educazione del bambino] (Modernes Verlagsbureau Curt Wigand, Leipzig), in cui sviluppava i temi toccati in Un’importante questione educativa, sopra proposto. 
Infine, si sono conservate 14 lettere di Freud a Emma Eckstein, scritte tra il giugno del 1895 (dunque dopo la sfortunata operazione al naso) e l’agosto del 1906. Ad essi si aggiunge un quindicesimo foglio, che pare essere una prescrizione medica di Freud. Tutti i documenti sono liberamente consultabili sul sito della Library of Congress, mentre una mia traduzione italiana gratuita si trova qui (Freud, 2016). 
Il breve lavoro Un’importante questione educativa non è fortunatamente più attuale: oggi l’educazione sessuale dei bambini può dirsi largamente diffusa e accettata nella nostra cultura e società. Colpiscono però almeno due affermazioni dell’autrice, che possono a mio parere essere tuttora ritenute non solo valide, ma anche non sempre scontate e che dunque aiutano a cogliere quanto la Eckstein fosse acutamente in anticipo sui suoi tempi. Scrive infatti che l’educazione sessuale va fornita “non appena il bambino la pretende”, in tal modo dimostrando grande attenzione al processo di maturazione individuale: non esiste un momento giusto per educare i bambini alla sessualità, identico per tutti e stabilito una volta per sempre. 
Poco dopo aggiunge:
 

Con serietà e oggettivamente, a questo riguardo si può dire tutto a un bambino, nella misura in cui lo sviluppo psichico del bambino [lo] spinge a domandare”.

La Eckstein condensa in questa frase altri due elementi irrinunciabili. Il primo è relativo al modo in cui spiegare al bambino, ossia con serietà e oggettività: un modo franco e neutro, che da un lato non svaluti il bambino e la sua richiesta di conoscere, dall’altro non gli trasmetta eventuali nodi emotivi irrisolti nell’adulto, relativi alla sessualità. Il secondo riguarda il quanto: molto incisiva l’idea del poter “dire tutto” a un bambino, ferma restando la considerazione del suo livello di sviluppo e di un desiderio di sapere che deve partire da lui, non dalle necessità o dalle impellenze (o dalle difese…) dell’adulto che istruisce [6]
Se queste considerazioni, sorprendenti per la loro innovatività, ben si inseriscono nel solco del pensiero psicoanalitico (e, si badi, siamo nel 1900), coglie a maggior ragione impreparati una terza, subito successiva a quelle appena riportate: 
 

Un bambino… non conosce alcun tipo di sensazioni sessuali”.

Questa affermazione stride molto con quanto a più riprese affermato da Freud sul bambino e di conseguenza con quanto dichiarato nel 1911 da Paul Federn, ossia che il lavoro della Eckstein sarebbe “nato sotto l’influsso di Freud”. Si direbbe piuttosto che esso sia nato sotto le spinte innovative circolanti, anche a prescindere da Freud, nella società e nella cultura più illuminata e progressista della Vienna del periodo. 
Ora, considerato che la nota dei Protokolle che riconduce l’affermazione di Federn al breve articolo della Eckstein del 1900 non si perita di dichiarare le fonti su cui si basa, non è possibile che Federn intendesse in realtà riferirsi a un suo altro lavoro? In effetti, a mio parere, i dati a nostra disposizione inducono a ritenere che il candidato più probabile sia l’opuscolo del 1904, Die Sexualfrage, che affronta con più ampio respiro le tematiche solo sfiorate nell’articolo del 1900. 
È vero, il saggio del 1904 non cita mai Freud, ma lo stesso vale per Un’importante questione educativa. La differenza tra i due è che, molto probabilmente, Die Sexualfrage vide la luce grazie anche a una significativa collaborazione da parte del padre della psicoanalisi, come sembrano dimostrare soprattutto alcune delle sue lettere alla Eckstein (di contro, né in quelle lettere né altrove, abbiamo indizi di un coinvolgimento di Freud nella stesura e pubblicazione di Un’importante questione educativa). 
Anzitutto, fin dal 1902 la Eckstein chiese e ottenne in prestito da Freud diversi libri della sua biblioteca ma, per quanto ne sappiamo, non di quelli scritti da lui (lettere dell’11 ottobre 1902 e del 17 gennaio 1904; Freud, 2016, 9, 11). 
Nel 1903, inoltre, Freud stava leggendo un manoscritto della sua corrispondente, dandole consigli e indicazioni (lettera del 23 marzo 1903; Freud, 2016, 11). 
Ancora, l’anno successivo Freud si propose non solo – forse – come intermediario tra le Eckstein e Wilhelm Bölsche (1861-1939), che oltre che scrittore era editore, ma anche – e di sicuro – come recensore di un volume della Eckstein (lettere del 3 febbraio e del 17 aprile 1904; Freud, 2016, 12, 13). 
Come detto, il testo delle missive di Freud non consente di confermare con assoluta certezza che l’oggetto del discorrere fosse proprio Die Sexualfrage. Tuttavia, da un lato non ho trovato traccia di altre pubblicazioni della Eckstein in questo periodo e dall’altro anche Carlo Bonomi, che ha dedicato un ricco volume al rapporto tra Freud e la Eckstein (Bonomi, 2015), ritiene che sia proprio quello il lavoro cui Freud fa riferimento nelle sue lettere (Bonomi, 2015, 79; Bonomi, 2017, 220 e 229 n. 9). 
Un ulteriore indizio rafforza l’identificazione. Nel 1907, Freud avrebbe citato Die Sexualfrage nel breve lavoro Istruzione sessuale dei bambini, definendolo:

la bella lettera di spiegazione che una donna, Emma Eckstein, immagina di scrivere al figlio dodicenne” (Freud, 1907, 360 e n. 1) [7].

Si raffronti ora tale considerazione con quanto da lui scritto alla Eckstein nella missiva del 4 dicembre 1902:

Che ne direste se noi due anzitutto reintegrassimo la Vostra originaria lettera nel secondo articolo e secondariamente, simulassimo un’altra lettera (a un’amica) in cui Voi Vi difendete dalle obiezioni, proseguite sul tema ecc…?” (Freud, 2016, 9-10).

La considerazione del 1907 di Freud, induce a considerare questo stralcio di lettera come un ulteriore riferimento proprio a Die Sexualfrage. Di più, sembra anche che Freud stia dando indicazioni su come articolare e proseguire il volume, con ciò confermando la sua grande partecipazione alla stesura.

C’è ancora un altro dato sulla vicenda, che acquista interesse proprio in rapporto alla nota dei Protokolle che mi ha indotto a tradurre Un’importante questione educativa. Freud, come promesso nella lettera alla Eckstein del 17 aprile 1904, approntò davvero una recensione (si suppone) di Die Sexualfrage per il quotidiano Neue Freie Presse, che tuttavia, per qualche ragione, non l’accettò, motivo per cui il 6 febbraio 1905 tornava a scriverle:

scriveremo l’articolo per un’altra rivista e lo presenteremo fiduciosi. E questa volta andrà meglio” (Freud, 2016, 14).

Ora, mentre si cercherebbe invano un simile articolo nella bibliografia freudiana attualmente più completa (in particolare, per il 1905: Meyer-Palmedo, Fichtner, 1999, 30; Fichtner, Hirschmüller, 2013, 8), esiste una recensione di Die Sexualfrage che presenta due aspetti molto curiosi: fu pubblicata dopo la lettera di Freud alla Eckstein del 6 febbraio, e precisamente il 22 luglio 1905, sul quotidiano viennese Die Zeit e, soprattutto, ne fu autore niente meno che Paul Federn ossia, salvo omonimie, proprio lo psicoanalista dal quale siamo partiti! 
Si può dunque pensare che Freud, non avendo avuto modo di scrivere la recensione o avendo perso interesse o voglia di farlo, avesse delegato l’incarico a Federn o che forse, avendo saputo che questi ne stava scrivendo una, avesse rinunciato a redigere la propria, ritenendola inutile. In ogni caso, Federn conosceva senz’altro bene Die Sexualfrage e certo aveva modo di sapere, frequentando regolarmente Freud, ciò che noi possiamo solo dedurre dalle lettere alla Eckstein, ossia che, in qualche modo, quel lavoro era “nato sotto l’influsso di Freud”. 
Ritengo pertanto, in conclusione, che sia a esso che egli si riferì nel suo intervento presso la Società psicoanalitica di Vienna il 4 gennaio 1911 e non all’articolo del 1900, per il quale è assai più incerto tanto il fatto che egli lo conoscesse quanto l’influsso di Freud.

 
Bibliografia

Bonomi C., The Cut and the Building of Psychoanalysis, Volume I. Sigmund Freud and Emma Eckstein, Routledge, London and New York, 2015.

Bonomi C., The Cut and the Building of Psychoanalysis: Volume II. Sigmund Freud and Sándor Ferenczi, Routledge, London and New York, 2017.

Fichtner G., Hirschmüller A., Freud-Bibliographie. Ergänzungen zur zweiten Auflage von 1999, Tübingen, 2013.

Freud S. (1907), Istruzione sessuale dei bambini. Lettera aperta al dottor M. Fürst. In OSF, V, Bollati Boringhieri, Torino, 355-62.

Freud S., Lettere a Emma Eckstein (1895-1910). Testo italiano. Contributo online.

Laplanche J., Pontalis J.-B., Vocabulaire de la psychanalyse, PUF, Paris, 1967.

Lualdi M. M., Testimonianza e custodia. In Ferenczi S., Groddeck G., “L’indistruttibile amicizia”. Carteggio, Youcanprint, Tricase, 2024, 293-332.

Lualdi M. M., Achilles A., Borghi V., Colombo G., Gozzo V., Dall’adolescente all’adulto (e ritorno). Contributo online.

Masson J. M. (1990), Analisi finale. Costruzione e distruzione di uno psicoanalista, Bollati Boringhieri, Torino, 1993.

Meyer-Palmedo I., Fichtner G., Freud-Bibliographie mit Werkkonkordanz, S. Fischer Verlag, Frankfurt a. M., 1999.

Nunberg H., Federn E., Protokolle der Wiener Psychoanalytischen Vereinigung. Band III 1910-1911, S. Fischer Verlag, Frankfurt a. M., 1974.



[1] Da non confondere, come fa invece il sito centrostudipsicolgogiaeoletteratura, con il figlio Ernst, curatore con Herman (o Hermann) Nunberg dei 4 volumi dei Protokolle, che contengono i verbali della Società psicoanalitica di Vienna dal 1906 al 1918 e di cui purtroppo finora solo il primo è stato tradotto in italiano per i tipi della Bollati Boringhieri, nell’ormai lontano 1973.

[2] Titolo originale: “Eine wichtige Erziehungsfrage”. In Die Neue Zeit, Revue des geistigen und öffentlichen Lebens, 1900 (18), Bd. 2, 666-9. Parentesi quadre mie. I numeri in parentesi quadra indicano i numeri di pagina dell’originale.

[3] “Trieb” nell’originale, il termine freudiano reso regolarmente in italiano con “pulsione”. Se qui non ho impiegato tale resa è per due motivi: anzitutto perché negli scritti dello stesso Freud “Trieb” non compare prima del 1905, ossia 5 anni più tardi di questo articolo della Eckstein (Laplanche, Pontalis, 1967, 360). In secondo luogo perché, come si discuterà brevemente nel commento conclusivo, l’influsso di Freud su queste pagine mi pare in realtà piuttosto limitato.

[4] Nell’originale: “… un sollte man auch  A l l e s  sagen müssen”, letteralmente: “… e si dovrebbe anche dover dire  t u t t o”. I due servili “sollen” e “müssen” rinviano al nostro “dovere”; ma con sfumature differenti. In questo caso il “sollte” è da intendere in senso soggettivo, come quando si afferma “Quell’uomo dovrebbe avere trent’anni”. Il “müssen” ha invece un valore più vincolante, di obbligo, necessità.

[5] Nell’originale: “Triebkraft”, letteralmente “forza motrice, propulsiva”. Ho reso in tal modo sia per conservare la sua componente “Trieb” (si veda supra, n. 3), sia per sottolineare, in questo contesto, il suo senso di forza non meccanica ma organica (si veda in tal senso il lemma “triebkraft” nel Deutsche Wörterbuch dei fratelli Grimm.

[6] Troppo lontano porterebbe interrogarsi sul rovescio della medaglia, ossia sulle qualità che deve possedere l’adulto che si approccia a tale compito. Rimando il tal senso a Lualdi et al., 2015, 42 e segg.

[7] Per inciso, pare che Freud, decisamente favorevole all’educazione sessuale dei bambini, non avesse affrontato la tematica con i propri figli (Masson, 1990, 159). 





Commenti

  1. Un testo apparentemente lontano ma molto attuale nella sua considerazione che "si può dire tutto a un bambino nella misura in cui lo sviluppo psichico del bambino [lo] spinge a domandare”. Così, la domanda è riaffermata come fondamentale nel processo di conoscenza e consapevolezza, proprio come giustamente cogli tu. Mi sembra un documento importante che ci immette nel dialogo degli inizi e nella ricerca che sin dalle origini della psicoanalisi si sviluppava con acume e passione. Grazie per questo tuo lavoro! (Francesco Marchioro)

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  2. Come sempre, Francesco, grazie per la tua attenta lettura e il commento. Concordo con te che la dimensione della domanda è fondamentale e va continuamente riaffermata, di contro a chi è sempre pronto a cercare e fornire risposte sedicenti definitive 🙏

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