Stekel e i cucchiaini da caffè
Wilhelm Stekel (1868-1940) (fonte: mysticbooks) |
Nella
storia della psicoanalisi la figura del pioniere Wilhelm Stekel è tra quelle
meno note e più discreditate. Me ne occupai, sul piano prevalentemente
biografico, in due occasioni, nel 2014 e nel 2015, Entrambe le volte riferii un
episodio emblematico della sua condotta personale (Lualdi, 2014, 28; Lualdi,
2015, 44), così riportato da Jones nella sua biografia di Freud:
“Le difficoltà che Freud incontrò nei rapporti con lui non riguardavano il campo scientifico, nel quale Stekel, se non proprio una teoria, aveva però molte idee personali, bensì la condotta privata che, come ebbe a dire Freud, non si prestava ad essere messa per iscritto. Wittels, invece, fu più esplicito: ‘Immagini il lettore che, a una delle riunioni del mercoledì, egli fu sorpreso nell'atto di mettersi in tasca i cucchiai.’” (Jones, 1955a, 175). Jones cita come fonte la biografia di Freud scritta da Fritz Wittels nel 1923 e pubblicata nel 1924 dapprima in tedesco (Wittels,1924a) e pochi mesi dopo in traduzione inglese (Wittels, 1924b). Nel corso di uno studio che sto svolgendo, ho avuto modo di consultare tale biografia di Wittels, in cui si trova però qualcosa di differente: “Freud gibt in seinen Büchern ausführlich Rechenschaft, warum er mit Adler und Jung gebrochen hat. Über Stekel finden wir nur die Bemerkung, daß ‚sein in der Öffentlichkeit schwer darstellbares Verhalten‘ Freud zum Bruche genötigt habe. Diese Wendung wirkt gerade wegen ihrer Zurückhaltung sehr gehässig. Man könnte glauben, daß Stekel an einem Mittwochabend die silbernen Löffel des Kaffeeservices mitgenommen habe” (Wittels, 1924a, 197; corsivo mio). Ossia: “Freud dà conto dettagliatamente nei suoi libri del perché ha rotto con Adler e Jung. Su Stekel troviamo solo l’osservazione che ‘la sua condotta difficilmente descrivibile pubblicamente’ [1] ha costretto Freud alla rottura. Questo viraggio [nella narrazione] agisce in maniera odiosa, per via del suo riserbo. Si potrebbe credere che Stekel, durante una serata del mercoledì, abbia portato via i cucchiai d’argento del servizio da caffè”. Come si vede, la frase assume nel
suo contesto il significato di un’iperbole, praticamente opposto a quello di
testimonianza di un episodio realmente accaduto. “In his writings, Freud tells the world plainly why he broke with Adler and Jung. As regards Stekel, all he says is that the breach was caused by ‘matters which it is hardly possible to make public.’ The very reticence of this phraseology is what makes it so offensive. The reader might imagine that on one of the Wednesday evenings Stekel had been caught pocketing the spoons” (Wittels, 1924b, 216; corsivo mio). Ossia: “Nei suoi scritti Freud dice chiaramente perché ha rotto con Adler e Jung. Per quanto riguarda Stekel, tutto ciò che dice è che la rottura è stata causata dalla ‘sua condotta difficilmente descrivibile pubblicamente’. È proprio la reticenza di questa fraseologia a renderla così offensiva. Il lettore potrebbe immaginare che in una delle serate del mercoledì Stekel sia stato sorpreso a intascarsi i cucchiai”. Dunque no, la traduzione inglese di Wittels è fedele all’originale e i sospetti su Jones si fanno dunque più pesanti. Per metterli alla prova resta soltanto da consultare l’eduzione originale inglese del suo lavoro. Ed ecco il risultato: “Freud difficulty in getting on with Stekel lay not in the scientific field where Stekel spun speculation enough, if no serious theory of his own, but in that of personal behavior, a matter wich, as he said, did not lend itself to description in print. Wittels complained of this remark that ‘the reader might imagine that on one of the Wednesday evenings he had been caught pocketing the spoons’” (Jones, 1955b, 135, corsivo mio). Ebbene, come si vede, Jones cita Wittels
correttamente e letteralmente, fatta salva, per questioni irrilevanti, la
sostituzione di “Stekel” con “he” nella parte citata. “Le difficoltà che Freud incontrò nei rapporti con lui non riguardavano il campo scientifico, nel quale Stekel, se non proprio una teoria, aveva però molte idee personali, bensì la condotta privata che, come ebbe a dire Freud, non si prestava ad essere messa per iscritto. Wittels ha lamentato, a proposito di questa osservazione che ‘il lettore potrebbe immaginare che in una delle serate del mercoledì egli sia stato sorpreso a intascarsi i cucchiai’” Questa volta Jones non distorse
dunque nulla, la svista fu fatta in fase di traduzione, come immancabilmente avviene
quando si affrontano lavori di una certa mole, per quanto accurati possano
essere i controlli. Io ho poi perpetuato l’errore nei miei studi su Stekel, personaggio
già fin troppo screditato anche senza il capo d’accusa di furto dei cucchiaini
da caffè di Freud.
Bibliografia Jones E. (1955a), Vita e opere di Freud. II. Gli anni della maturità (1901-1919), Il Saggiatore, Milano, 1962. Jones E.
(1955b), The Life and Work of Sigmund Freud. Volume II
1901-1919. Years of Maturity, Basic Books Inc., New York, 1955. Lualdi M. M., Buongiorno, inconscio.
Stekel, Adler, Jung, Abraham, Ferenczi, Youcanprint, Tricase, 2014. Lualdi M. M., Passando da
Stekel. Edizione critica dell’Autobiografia di Wilhelm Stekel, Youcanprint,
Tricase, 2015. Wittels F. (1924a), Sigmund Freud. Der Mann Die Lehre. Die Schule,
E. P. Tal & Co. Verlag, Leipzig, Wien, Zürich,
1924. Wittels F. (1924b), Sigmund Freud. His Personality, His Teaching,
& His Shool, George Allen & Unwin ltd. London, 1924. [1] Wittels cita qui
una frase tratta da Per la storia del movimento psicoanalitico, che
riporto nella resa di OSF e reinserita nel suo immediato contesto: “il ‘Zentralblatt’
fu elevato a organo ufficiale dell’Associazione internazionale e reso
accessibile a tutti i membri, grazie all’incremento della sottoscrizione annuale
a cui ciascuno era tenuto. Dal terzo numero del secondo volume (dicembre 1912)
in poi, Stekel divenne unico responsabile del contenuto della rivista. Il suo
impresentabile comportamento in pubblico mi aveva indotto ad abbandonarne
la direzione e a creare in tutta fretta un nuovo organo per la psicoanalisi
nella ‘lnternationale Zeitschrift für ärztliche Psychoanalyse’ [Rivista
internazionale di psicoanalisi medica]” (Freud, 1914c, 420; corsivo mio, parentesi
quadre nell’originale). |
Un cucchiaino d'argento non può rendere così amaro il caffè... se ben servito. Grazie per questa scherzosa ma non troppo "trovata" ! Francesco Marchioro
RispondiEliminaGrazie, Francesco. Un buon caffè è sempre un buon caffè!
EliminaGrazie, Michele. Ci rendi sempre più familiare la storia del movimento psicoanalitico. Se riuscissi a conoscere anche la marca del caffè...
RispondiEliminaIl caffè... bello spunto per qualche nuova indagine ;) Grazie per la tua lettura
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