Freud e il fotografo

 



Apparecchio fotografico pieghevole (Museo della scienza e della tecnologia "Leonardo da Vinci", Mila no). Fonte: wikimedia.

          Michele M. Lualdi

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Negli ultimi mesi del 1907 Jung trova il coraggio di chiedere a Freud una sua fotografia; possiamo seguire gli sviluppi della vicenda attraverso il prezioso carteggio tra i due. Scrive dunque Jung l’11 settembre:

 … posso forse esprimere un desiderio che mi perseguita da tempo e che ho sempre ricacciato: vorrei possedere una Sua fotografia… (Freud, 1974a, 93).

 Freud risponde il 19 da Roma, dove si trova per le vacanze estive:

     Il Suo desiderio di avere la mia fotografia m’induce a esprimere il desiderio reciproco, che certamente sarà più facile esaudire. Da quindici anni non mi sono mai più messo volontariamente davanti a un fotografo. Due anni fa dovetti farmi fotografare (come prescritto) per l’Esposizione igienica, ma quella foto mi fa talmente ribrezzo che non voglio fare nulla perché venga in suo possesso. I miei ragazzi, suppergiù nello stesso periodo, mi hanno fatto una foto che è del tutto naturale e molto meglio. Se vuole cercherò di scovarla a Vienna per Lei” (Freud, 1974a, 95).

 Esattamente una settimana dopo, il 25 settembre, Jung prosegue caldeggiando:

 Le sarei gratissimo se potesse farmi avere la fotografia eseguita dai Suoi figli” (Freud, 1974a, 96).

 Nel carteggio seguono a questo punto, senza soluzione di continuità, due altre lettere di Jung (1 e 10 ottobre), nella seconda delle quali scrive lo svizzero:

 accolga il mio ringraziamento dal profondo del cuore per la bellissima fotografia…” (Freud, 1947, 98).

 Mancano purtroppo due lettere di Freud [1] contenenti con ogni probabilità qualche commento del mittente sulla fotografia in questione: una spedita tra il primo e il 10 ottobre e accompagnata dal ritratto e un’altra certamente inviata tra il 10 e il 28 ottobre (data, quest’ultima, della lettera di Jung successiva a quella con il ringraziamento per il dono ricevuto): anche quest’ultima potrebbe contenere considerazioni di Freud sulla fotografia. Comunque sia, una nota dei curatori del carteggio, apposta al punto opportuno della lettera di Jung del 10 ottobre, rinvia alla tavola 2 fuori testo, che presenta un ritratto di profilo di Freud, accompagnato da una (troppo) laconica didascalia:

 Sigmund Freud nel 1906: è la fotografia che Freud inviò a Jung”.

 Che questa fotografia sia stata effettivamente inviata da Freud a Jung è affermazione supportata dal fatto che venne consegnata ai curatori del carteggio niente meno che dal figlio di Jung, Franz, come ben chiarisce l’edizione tedesca del volume (Freud, 1976, vii). Inoltre, considerato il periodo in cui fu scattata – cosa che andremo a definire nel prosieguo, è poco meno che certo che si tratti proprio di quella spedita nell’ottobre del 1907 e non in un altro momento. L’immagine, come detto, è inserita nel carteggio come tavola 2 e l’originale è custodito presso i Freud Archives della Library of Congress (Washington, D.C.). Purtroppo in entrambi i casi è coperta da copyright e per questo non è possibile riproporla in queste pagine: chi non abbia a portata di mano il carteggio può visualizzare la piccola anteprima del ritratto a questo link dei Freud Archives; in alternativa, una sua scansione più grande è riportata dal sito psicolinea.it.

Una versione della fotografia, anche se non proprio una copia, è riportata nel prezioso volume curato dal figlio di Freud, Ernst, sua moglie Lucie Brasch e da Ilse Grubrich-Simitis Biografia per immagini (Freud E. et al.¸1976, 179). In questo caso l’originale è conservato presso il Freud Museum di Londra, che previa richiesta ne concede l’uso per le pubblicazioni digitali. Eccolo qui di seguito (figura 1).

 

Figura 1: fotografia inviata da Freud a Jung nell’ottobre 1907. Per gentile concessione del Freud Museum di Londra [2] 

 Ciò che distingue questa versione dell’immagine da quella dei Freud Archives e del carteggio è lo sfondo: se là è un telo, qui è evidentemente frutto di un ritocco, peraltro grossolano, come dimostra in particolare il contorno della nuca, i cui ciuffi di capelli verso la parte più bassa non sono stati seguiti con precisione (figura 2) punto che, si vedrà, è tutt’altro che superfluo…

 Figura 2: dettaglio della figura 1. Si notino l’alone che segue il profilo della nuca di Freud e soprattutto la resa dei capelli nella parte bassa della nuca, che evidenzia la grossolanità con cui la figura di Freud è stata ritagliata dall’immagine originaria, con il telo di sfondo, per essere incollata su una nuova base.

 Quanto alla datazione della fotografia, i Freud Archives non si esprimono (perlomeno non nella pagina in cui ne offrono l’anteprima), mentre tanto il carteggio Freud-Jung quanto il Freud Museum di Londra sono concordi nel farla risalire al 1906. Biografia per immagini è solo un poco più approssimativo è stima “intorno al 1906” (Freud E. et al., 1976, 178). Prendiamo per ora per buona questa stima, appuntandoci però che quando Freud scrive a Jung nel settembre 1907 parla di scatti di due anni prima e dunque del 1905. Più precisamente si riferisce a una fotografia fatta da un fotografo in occasione dell’“Esposizione igienica” e a una scattata dai figli “suppergiù nello stesso periodo”. Sarà forse per via dell’inciso “suppergiù nello stesso periodo”, che introduce una certa imprecisione, che le nostre fonti si esprimono all’unanimità per il 1906? Se così fosse, giusto in considerazione dell’approssimazione del riferimento temporale indicato da Freud, meglio sarebbe datare la lettera, più ancora che “attorno al 1906”, tra il 1905 e il 1906.

Credo inoltre di non essere il primo a essersi domandato come mai i figli di Freud abbiano fotografato il padre con un telo come sfondo.

L’intera questione, vuoi per la datazione approssimativa, vuoi per quest’ultimo interrogativo richiede di essere approfondita: di documentazione per farlo ne esiste, disseminata in archivi differenti. E proprio una tale distribuzione del materiale spiega a mio parere perché gli elementi che andremo a considerare non sono ancora stati collegati l’uno all’altro, almeno per quanto mi consta [3]. Si aggiunga che, trattandosi di materiale fotografico, i diritti d’autore continuano a essere un significativo ostacolo, come poco sopra, non appena avanzato il primo passo in questa ricerca, abbiamo avuto modo di toccare con mano.

 Una fotografia molto utile per la nostra indagine si trova anch’essa in Biografia per immagini e poiché anche questa volta l’originale è custodito presso il Freud Museum di Londra lo si può qui riprodurre (figura 3).

 


Figura 3: fotografia di Freud. Per gentile concessione del Freud Museum di Londra.

 Questa foto, come si vede, mostra di nuovo un telo come sfondo, o meglio “il telo”, poiché si tratta esattamente dello stesso presente nella foto scattata dai figli. Mi permetto in questo caso – come si fa quando si cita, virgolettando, una parte di un testo senza con ciò ledere alcun diritto – di riportare un solo particolare dello sfondo della foto originale dei figli (quella, per intenderci, conservata presso la Library of Congress) che, raffrontato con uno della foto di figura 3 confermerà l’identità appena segnalata (figure 4a e 4b).

 

A sinistra: figura 4a (particolare dalla fotografia conservata presso il Freud Museum di Londra); a destra: figura 4b (particolare della fotografia conservata presso i Freud Archives della Library of Congress, Washington, D.C., e in Freud, 1974a, tavola 2 fuori testo).

     L’elemento chiaro e ben delineato al centro delle due immagini è innegabilmente lo stesso: si considerino i rapporti tra tale dettaglio, la piega orizzontale del telo alla sua estremità superiore e, più in alto ancora, l’ombra scura che attraversa obliquamente, calando da sinistra a destra. È praticamente impossibile che due teli (o anche lo stesso telo) spiegati e appesi in due occasioni diverse formino esattamente le stesse increspature della superficie: non possiamo non concludere che le due fotografie sono state scattate nella stessa occasione. Che in figura 4a il dettaglio si trovi poco davanti al naso di Freud, mentre nella seconda risulta molto più spostato in avanti (ma sempre all’altezza del naso!) dipende soltanto dal cambiamento d’angolazione da cui è stata scattata la foto, mentre Freud è in entrambi i casi seduto, come conferma l’osservazione delle due immagini complete. Anche l’abbigliamento di Freud è il medesimo: lo si nota in particolare osservando il bavero della giacca e il disegno del gilet. Infine, i “ciuffi ribelli” che spuntano sulla parte bassa della nuca sono, nuovamente, gli stessi, tenuto conto del cambio d’angolazione: anche questo costringe a considerare praticamente contemporanei i due scatti.

A questo punto la situazione si complica su entrambi i fronti sopra considerati: datazione e paternità non più della bensì delle fotografie.

Quanto al primo punto, la nostra seconda foto è datata “ca. 1910” dal Freud Museum, mentre Biografia per immagini (Freud E., et al., 1976, 186) la fa risalire al 1907! Le due fonti non solo dunque non sono concordi tra di loro in modo molto più netto di quanto non accadeva per la foto dei figli, ma mostrano entrambe un’incongruenza interna e, attribuendo alla prima foto una datazione diversa dalla seconda, dimostrano di non avere colto la relazione tra i due scatti. Fin da ora, tenendo fermo il punto che la fotografia dei figli corrisponde a quella inviata da Freud a Jung nel 1907, possiamo escludere che quella in figura 3, poiché scattata nella stessa occasione, sia del 1910. Per contro, a rigore, dobbiamo tener buono, almeno per ora, anche un ipotetico 1907 e così concludere, in modo ancor più impreciso di prima, che nel complesso le due foto non risalgono al periodo 1905-1906 ma a quello più ampio 1905-1907.

Per quanto poi riguarda l’autore si direbbe che i figli di Freud si siano divertiti a fotografare il padre non una ma due volte e da due diverse angolazioni, “suppergiù nello stesso periodo” in cui questi fu costretto a farsi fotografare da un professionista. Ma la situazione appare in realtà più complessa. Anzitutto si potrà notare regolaremente che a qualunque fonte ci si rifaccia, la risoluzione delle due immagini non è la stessa (meno buona per la foto dei figli), così come le scale di grigi. E  non è tutto: ritroviamo infatti la fotografia di figura 3 in almeno altri due, diversissimi contesti e con un’interessante variazione.

Il primo è il Deutschlands, Österreich-Ungarns und Schweiz Gelehrte, Künstler und Schriftsteller in Wort und Bild [Scienziati, artisti e scrittori tedeschi, austro-ungarici e svizzeri in parola e immagine], un corposo dizionario bibliografico curato da Gustav Adolf Müller e in due annate del quale (1908 e 1910) compare un profilo bio-bibliografico di Freud (Müller, 1908, 134-5; Müller, 1910, 232) corredato in emtrambi i casi dalla stessa forografia (figura 5).

 


Figura 5: ingrandimento della foto di Freud nel Deutschlands. Si veda per es. l’edizionedel 1908.

 Nell’ingrandimento, è vero, la fotografia risulta sgranata, ma conserva tutti i dettagli che ci interessano. Un rapido confronto chiarisce trattarsi esattamente della stessa sopra riportata in figura 3: si considerino le ombre (per esempio quella prodotta dal mento sul collo, nonché l’alternarsi di luci e ombre sull’orecchio), le pieghe sulla spalla e sulla manica destra della giacca e neauralmente i ciuffi di capelli che spuntano irrispettosamente sulla parte bassa della nuca, rompendo la continuità del profilo della testa.

A mancare è il telo sullo sfondo, che appare qui omogeneo (le variazioni di grigi sono dovute, se non direttamente all’edizione originale del Deutschlands, alla sua scansione offerta da archive.org). Ma proprio la conservazione dei dettagli dei capelli dimostra che il ritocco non è stato fatto dalla stessa mano che ha modificato la fotografia dei figli, bensì da una più esperta e attenta. Se uno solo fosse l’autore dei due scatti, probabilmente anche l’elaborazione dello sfondo sarebbe di identica qualità nei due casi: che si debba dunque davvero pensare a più di un fotografo? Certo si potrebbe continuare a ipotizzare che entrambe le foto siano dei figli e che l’editore del Deutschlands abbia ricevuto la foto originale con il telo, provvedendo poi a modificare lo sfondo con l’aiuto di un proprio collaboratore. Ma a parte il fatto che continua a restare incomprensibile il senso di un simile drappeggio, il secondo e decisamente più curioso contesto in cui ricompare la nostra terza fotografia porta a escludere l’ipotesi che il ritocco sia stato fatto dall’editore.

Si tratta di una cartella conservata presso i Freud Archives della Library of Congress contenente un passaporto di Freud del… 1935 e poco altro materiale [4]. Fortunatamente questa cartella è liberamente accessibile agli utenti e il suo materiale scaricabile. Posso dunque riportare l’immagine (figura 6).

 

Figura 6: fotografia di Freud, contenuta nella stessa cartella di documenti in cui si trova il passaporto di Freud del 1935.

 È evidentemente, di nuovo, la stessa fotografia conservata presso il Freud Museum di Londra, riportata anche in Biografia per immagini e pubblicata nel 1908 e nel 1910 sul Deutschlands. Di nuovo lo sfondo è neutro e omogeneo, con conservazione dei dettagli del profilo del soggetto; possiamo inoltre supporre che l’immagine sia rimasta in possesso di Freud e questo rende decisamente più verosimile che a modificare lo sfondo dell’immagine non sia stato l’editore del Deutschlands, ma altra, esperta mano.

Per quanto poco probabile, il modo più semplice per dare coerenza ai dati fin qui raccolti (due foto di qualità differente e con o sfondo diversamente elaborato) è quello di pensare che due fotografi siano stati all’opera uno subito dopo l’altro, se non addirittura in contemporanea, attorno a Freud: i suoi figli da un lato, un professionista dall’altro [5] Ciò pare però in contrasto con quanto espressamente scritto da Freud a Jung del 19 settembre:


Due anni fa dovetti farmi fotografare (come prescritto) per l’Esposizione igienica… I miei ragazzi, suppergiù nello stesso periodo, mi hanno fatto una foto che è del tutto naturale e molto meglio”.

 

Egli riferisce qui di due occasioni in cui si lascia fotografare, ma l’espressione “suppergiù nello stesso periodo” porta a escludere la loro contemporaneità. Purtroppo, ho già in altre occasioni potuto constatare e dimostrare che la traduzione italiana di questo fondamentale carteggio non è sempre affidabile (Lualdi,2019, p. 57 n. 102, pp. 61-2 nn. 108-110, pp. 117-9; Lualdi, 2021; Lualdi, 2022a, 2-4), meglio dunque anche in questo caso fare un confronto con il testo originale. Si scopre così che quel “suppergiù nello stesso periodo” è in realtà un “etwa gleichzeitig” (Freud, 1974b, 98) che significa proprio: “all’incirca contemporaneamente” (!). Questo è del resto il senso che veicola anche la traduzione inglese, che rende con “at about the same time” (Freud, 1974b, 88). La nuova resa dell’espressione freudiana ribalta la situazione e proprio l’ipotesi che soltanto poco fa suonava improbabile acquista improvvisamente un fondamento documentale e con ciò verosimiglianza: possiamo considerare contemporanee fotografie che altrimenti saremmo stati spinti (stavo per dire costretti) a pensare separate da un certo, imprecisabile, lasso di tempo. Quanto poi a quell’“all’incirca” impiegato da Freud, non dobbiamo scordare che sta scrivendo a Jung a due anni di distanza dagli eventi e soprattutto da Roma, ossia senza nemmeno poter confrontare visivamente le fotografie di cui sta parlando, certamente custodite a in Berggasse 19: questo spiega a mio parere la sfumatura di dubbio con cui si esprime.

Si potrebbe ora sollevare un’obiezione: d’accordo, le fotografie di cui parla Freud nella lettera sono contemporanee, ma se una è quella dei figli, l’altra è quella per l’Esposizione di igiene e, secondo Biografia per immagini, quest’utlima non è quella con cui finora abbiamo confrontato la foto dei figli. Il volume infatti propone un altro ritratto di Freud dichiarando trattarsi di quello destinato all’Esposizione igienica (Freud E. et al., 1976, 178). Poiché l'immagine è disponibile anche su commons.wikimedia, possiamo anche in questo caso riproporla qui (figura 7).

  

Figura 7: fotografia di Freud da commons.wikimedia. La stessa è riportata a pagina 178 di Biografia per immagini.

 La situazione pare dunque complicarsi, ma in realtà non è difficile fare ordine. Se infatti confrontiamo questa nuova fotografia con la nostra seconda immagine (figura 3) balzano all’occhio alcuni interessanti elementi. Anzitutto il taglio di barba e baffi è visibilmente lo stesso, ma ad attirare l’attenzione è senz’altro l’abbigliamento: non si tratta solo degli stessi capi, bensì esattamente della stessa occasione o, meglio ancora, dello stesso momento in cui Freud li indossò. Lo dimostra il confronto tra le pieghe della spalla e della manica destra della giacca nei due casi, fatte salve naturalmente le differenze di angolazione (figure 8a e 8b).

 






A sinistra: figura 8a (particolare della figura 3, per gentile concessione del Freud Museum di Londra); a destra figura 8b (particolare di figura 7, da commons.wikimedia): le linee nere collegano le pieghe del tessuto corrispondenti tra le due fotografie.

 Anche quest’altra immagine ha un’ottima risoluzione e lo sfondo è neutro e omogeneo con conservazione dei dettagli del soggetto: è evidentemente opera di un professionista.

Molto istruttivo è inoltre il confronto tra le due fonti: Biografia per immagini data questa nuova fotografia “attorno al 1906”, mentre commons.wikimedia opta per un “attorno al 1905”; il libro ne indica lo scopo, apopunto l’Esposizione di igiene, ma nulla ci dice dell’autore, viceversa wikimedia non accenna ad alcuna finalità della fotografia ma ce ne indica l’autore, Ludwig Grillich (1856 [6] -1926), fotografo profesionista viennese.

Se questa è davvero la foto “estorta” a Freud per l’Esposizione di igiene, dobbiamo concudere, almeno provvisoriamente, che venne scattata da Grillich contemporaneamente a (e non, più genericamente, “suppergiù nello stesso periodo” di) quella dei figli: Freud dunque non mente scrivendo a Jung. Non solo, ma inizia a chiarirsi il senso di più forografie che ritraggono Freud nella stessa postura ma da angolazioni differenti (figfure 3 e 7): solo in tal modo il professionista può consentire al suo committente di selezionare tra una rosa di scatti quello o quelli migliori.

E anche il famoso telo acquista ragion d’esere e forse più di altri elementi ci aiuta a ricostruire con un certo realismo la situazione. Fu Grillich a recarsi a casa di Freud (e non il secondo nello studio professionale del primo), dove naturalmente erano presenti i suoi figli e dove dovette approntare un set fotografico provvisorio: il telo era necessario per coprire i numerosi dettagli che altrimenti avrebbero occupato lo sfodo rendendone difficoltosa la successiva elaborazione. Mentre Freud restava immobile, come testimoniano le pieghe sulla spalla e sulla manica destra dela giacca, il fotografo orbitava attorno a lui per compiere il proprio lavoro. Finito ciò o, se si preferisce, subito prima – comunque sia “all’incirca contemporaneamente”… – furono i figli a volerlo fotografare e qui egli, non più o non ancora costretto a sottostare alle direttive del fotografo, si permise di scegliere da sé la posa: le braccia conserte, il sigaro tra le dita e ben visibile. Ecco una postura a lui più congegnale e la foto gli parve più realistica e gratificante, al punto da sceglierla per inviarla a Jung.

Una simile ricostruzione spiega perché della foto dei figli non esiste una versione con lo sfondo omogeneo e ben curato come per le altre due (Grillich di certo non si preoccupò di essa) e perché la sua risoluzione è inferiore e diversa la scala dei grigi.

 Due ulteriori fotografie consentono di corroborare l’ipotesi appena proposta e mettono maggiormente in luce le spiacevoli conseguenze dell’archiviazione del materiale documentale, in particolare fotografico, in sedi diverse e non coordinate.

La prima delle due immagini si trova presso la Biblioteca Nazionale Austriaca (Österreichische Nationalbibliothek, ÖNB), che fortunatamente ne consente l’uso [7]. Eccola dunque qui di seguito (figura 9).

 

Figura 9: fotografia di Freud conservata presso la Österreichische Nationalbibliothek. Link 1; Link 2.

La ÖNB riporta anche l’autore della fotografia e non ci stupiremo di sapere che si tratta di Grillich, il quale ritrae qui Freud da un’angolazione diversa dalla foto a lui attribuita da commons.wikipedia: ciò rende ancor più concreta e verosimile la situazione di un Freud in posa, attorno al quale si affaccenda il fotografo. Del resto, che la foto sia stata scattata nella stessa occasione delle precedenti non è difficile da verificare. Di aiuto sono di nuovo la manica e la spalla destra della giacca, in cui si riconoscono con facilità le pieghe a noi ormai note (figure 10a e 10b).

 




A sinistra: figura 10a (dettaglio della figura  9, per gentile concessione della ÖNB); a destra: figura 10b (dettaglio della figura 7): nonostante la differente angolazione e la diversa risoluzione, che rende sgranata la prima foto all’ingrandimento, la sovrapponibilità delle pieghe dell’abito è inconfondibile.

 Si consideri inoltre il bavero destro. Nella fotografia dell’Esposizione si nota, verso la metà della sua lunghezza, una sorta di avvallamento, di cui rende ragione proprio la fotografia della ÖNB: in quel punto al bavero si sovrappone un bottone che lo schiaccia (figure 11a e 11b).

 

        

A sinistra figura 11a (dettaglio della figura 9, per gentile concessione della ÖNB); a destra figura 10b (dettaglio della figura 9): la prima immagine spiega l’avvallamento che si nota nella seconda.

  ÖNB non offre una stima del periodo in cui fu scattata la fotografia. Tuttavia ritroviamo l’immagine su un altro sito, austria-forum.org, che non solo conferma che fu scattata da Grillich, ma propone anche una sua datazione: attorno al 1907 [8].

Anche la seconda delle foto aggiuntive è proposta da quest’ultimo sito, che la data 1906 e la ritiene di autore sconosciuto [9]. L’immagine è, ahimè, tutelata da copyright e non sono riuscito a ottenerne il consenso all’uso per questa ricerca. Non posso dunque che rinviare direttamente al sito.

Chi voglia osservare quest’ultima immagine, ritroverà senz’altro le prevedibili pieghe sulla manica e sulla spalla destra della giacca (oltre che, naturalmente, l’abbigliamento perfettamente identico a quello già visto). La fotografia è stata dunque scattata insieme alle altre, rispetto alle quali ritrae Freud da una nuova angolazione. Ha inoltre la peculiarità di mostrare la poltrona sulla quale questi è seduto: considerata l’ipotesi sopra avanzata che sia stato Grillich a recarsi a casa di Freud, sarebbe interessante e utile scoprire, attraverso uno scandaglio di altre immagini, se si tratti (come penso) di una seduta di casa Freud: purtroppo, da quelle che ho potuto consultare non sono riuscito a risalire a nulla del genere [10].

 In conclusione, possiamo dunque dire di avere a che fare con cinque diverse fotografie, una delle quali attribuita ai figli. Quest’ultima si differenzia dalle altre quattro, come detto, per via della risoluzione (più scarsa), della scala di grigi e della posa del soggetto, che resta invece identica nelle altre quattro. Anche la sua versione con sfondo ritoccato appare frutto di un lavoro piuttosto approssimativo a differenza di tutti gli altri casi: non è opera della stessa mano e va dunque considerata a sé: se i cinque scatti fossero di un unico autore, allora anche le versioni elaborate avrebbero qualità paragonabile; anzi, a maggior ragione quella inviata a Jung, considerato che a differenza delle altre aveva ottenuto il plauso di Freud [11]. Che le altre quattro siano opera di un professionista lo dimostrano la qualità dell’immagine, l’accurato ritocco dello sfondo e, non ultimo, il richiamo di Freud, nella lettera a Jung del 19 settembre 1907, al fatto di essere stato fotografato da un fotografo (dunque di mestiere) per l’Esposizione di igiene. Per almeno due di esse, due fonti indipendenti l’una dall’altra indicano come autore il fotografo viennese Ludwig Grillich, attribuzione che, in mancanza di alterantive, possiamo ritenere verosimile e che ci conduce a considerarlo autore anche degli altri due scatti, finora anonimi: sarebbe del tutto inverosimile – questo sì – pensare a due fotografi professionisti che nello stesso momento si affacendano attondo a Freud il quale per giunta, allergico ai fotografi (come lascia ben capire nella sopra ricordata lettera a Jung) già possiamo immaginare con quanta fatica ne abbia contattato uno, costretto dagli organizzatori dell’Esposizione di igiene.

 Nonostante dunque i vari archivi e siti qui consultati conservino ora l’una ora l’altra delle fotografie, senza mai cogliere un nesso tra loro, i quattro scatti vanno raggruppati perché appartengono alla stessa mano, quella di Grillich, che ha operato nello stesso momento. Ed esattamente come fa Freud scrivendo a Jung, a essi va aggiunta, come sorta di appendice, la foto “contempraena” dei figli, che pur nel suo essere dilettantistica, finì per essere la più riuscita del gruppo.

  

La datazione

 Risulta assai verosimile che i due scatti di cui parla la lettera di Freud a Jung del settembre 1907 appartengano proprio alla serie di fotografie qui considerate. Di certo sappiamo che una di esse venne spedita a Jung, poiché come detto venne restituita da suo figlio Franz ai curatori del carteggio Freud-Jung. Una seconda, invece, venne consegnata da Freud all’editore del dizionario biografico Deutschalds del 1908 insieme con il relativo questionario a suo tempo ricevuto e compilato con i propri dati bio-bibliografici. Poiché l’opera più recente lì segnalata è del 1907 (seconda edizione di Psicopatologia della vita quotidiana), tale invio avvenne verosimilmente nella seconda metà di quell’anno [12]. E considerata la sua refrattarietà ai fotografi, è assai improbabile che egli si sia sottoposto dopo il 19 settembre 1907 (quando appunto ne scriveva a Jung) a nuove sessioni fotografiche, che durante le stesse di nuovo i figli lo abbiano fotografato e che nuovamente egli abbia inviato tale scatto a Jung (nel carteggio, del resto, non vi è traccia dell’invio di una seconda fotografia). Ancor meno probabile è che si sia fatto fotografare da un professionista prima del 19 settembre 1907 ma dopo gli scatti per l’Esposizione igienica (e di nuovo con i figli a volerlo fotografare!): altrimenti con Jung avrebbe fatto riferimento anche a questa ulteriore occasione, di certo ancor più chiara nella sua memoria della precedente…

Ammesso dunque che si abbia a che fare proprio con le fotografie di cui parla Freud nella lettera a Jung del 19 settembre 1907, si può tentare di definire meglio quando furono scattate.

Conviene anzitutto fare un piccolo schema che sintetizzi la – sconsolante – situazione attuale.

Tabella 1: la numerazione delle fotografie di Freud segue quella con cui sono riportate nel presente lavoro. Nell’ultima riga, con “*” è indicata la foto qui non riprodotta per questioni di copyright e visibile sul sito austria-forum. “s.d.”: senza data.

 Si coglie a colpo d’occhio non solo come non vi sia uniformità tra le varie fonti, ma anche che quelle che riportano più di una immagine non sono internamente coerenti nel datarle, inequivocabile segno, questo, che non ne sono stati colti gli stretti rapporti.

Se, per quanto argomentato sopra, l’insieme degli scatti è da porre prima dell’Esposizione di igiene, dobbiamo scartare non solo, come già supposto in precedenza, il 1910, ma anche una seconda datazione, ossia quel 1907 che avevamo in prima battuta dovuto ritenere possibile. L’Esposizione di igiene si tenne infatti a Vienna tra il 12 maggio e il 15 luglio 1906 e, a scanso di equivoci, fu la prima del genere organizzata dalla città (due esposizioni simili si erano avute negli anni ’80 del secolo precedente a Parigi e a Berlino; Ganahl, 2015, 141 [13]): il riferimento di Freud è dunque senz’altro a questo avvenimento.

Va però chiarito che nessuna delle due fonti in cui troviamo espressamente citata l’Esposizione di igiene (il carteggio Freud-Jung e Biografia per immagini) riferisce qualche informazione su quando questa si tenne e per giunta, non diversamente dalle altre che datano l’una o l’altra immagine al 1906 (in pratica tutte tranne ÖNB e i Freud Archives, che si astengono da considerazioni in merito), non giustificano la loro stima agganciandosi a tale evento. Pertanto risulta non chiara e non sufficientemente motivata una simile datazione, soprattutto da parte del carteggio e di Biografia per immagini, il primo contenendo la lettera di Freud del 19 settembre 1907 in cui si parla di foto scattate due anni prima e il secondo facendo esplicito riferimento proprio al passaggio della missiva in cui Freud lo dichiara. Perché dunque non prendere per buona la considerazione di Freud e datare la foto dei figli e quella per l’Esposizione di igiene – oltre, possiamo ora aggiungere, alle restanti tre – al 1905 [14]? Che motivi potrebbero esserci per non tener conto (surretiziamente) della sua parola, sostituendola con altra datazione [15]?

Va ammesso, Freud non sempre è affidabile nel datare gli eventi. Un esempio lo coglie Clark nelle lettere a Fließ, relativamente all’autoanalisi:

 

Nell’agosto 1897, mentre era in vacanza, disse a Fliess: ‘Il malato che oggi più mi preoccupa sono io stesso’. Eppure, tre mesi dopo dirà a Fliess che la sua auto-analisi era cominciata soltanto dopo le vacanze” (Clark, 1980, 175).

 

È peraltro da sottolineare che un conto è riferire di un evento non solo dagli incerti inizi (Lualdi, 2022b) ma anche e soprattutto emotivamente carico come l’autoanalisi, un altro riferire di una situazione puntuale, per Freud sgradita e per giunta unica in quindici anni: l’aver posato davanti a un fotografo. Si tenga poi conto che nel momento in cui Clark pone in dubbio la cronologia proposta da Freud lo fa esplicitamente e appoggiandosi ad altra documentazione, mentre nel nostro caso non abbiamo nulla del genere. Mettiamo dunque qui alla prova i due riferimenti cronologici offertici da Freud nella lettera del 19 settembre.

Il primo ha che fare con i “quindici anni” che egli afferma essere trascorsi dall’ultima volta che si è “messo volontariamente davanti a un fotografo” [16], ovviamente professionista. Ora, consultando Biografia per immagini, per il periodo 1892-1907 troviamo due ritratti di famiglia del 1898 e uno scatto del 1901 che coglie Freud in lontananza mentre pesca a Bad Reichenhall con il figlio Ernst (Freud E. et al., 1976, 150, 151, 166), ma in questi casi la mano non si direbbe quella di un professionista. Inoltre non si tratta di foto che lo ritraggono come soggetto unico e, per giunta, quella con Ernst non è certo frutto di una sua decisione intenzionale di farsi fotografare. Si aggiunge un’altra fotografia scattata in casa e risalente anch’essa al 1898 (Freud E. et al., 1976, 154-5). Tuttavia, il fatto che in essa sia a fuoco lo sfondo e non la figura di Freud in primo piano porta di nuovo a escludere che si tratti di un lavoro professionale (e che forse il soggetto non avesse per l’occasione molta voglia di farsi ritrarre). Solo un’immagine risponde ai nostri requisiti, ossia è certamente una sua posa (voluta e individuale) di fronte a un fotografo di professione: è il ritratto in cui compare con l’amico Wilhelm Fließ e stimato risalire agli inizi degli anni ‘90 (Freud E. et al., 1976, 156 [17]). Ciò considerato, si può concludere che davvero nel 1907 erano quindici anni (o poco meno) che Freud non posava per un fotografo [18], fatta naturalmente eccezione per l’Esposizione di igiene, in cui lo fece, ma non “volontariamente”.

Se i dati in nostro possesso ci portano a considerare credibile Freud quando riferisce che da 15 anni rifugge dai set fotografici professionali, a maggior ragione mi pare doveroso considerarlo affidabile quanto al secondo riferimento cronologico, ossia quando riconduce al 1905 la foto scattata per l’Esposizione di igiene: non trovo motivi per mettere in dubbio la linea temporale da lui proposta. Curiosamente, soltanto commons.wikimedia, che propone una sola delle fotografie della serie, azzarda la datazione “attorno al 1905”, ma senza fare esplicito riferimento alla lettera di Freud a Jung del 19 settembre 1907 e più in generale (come del resto tutte le altre fonti) senza dare giustificazione alcuna della datazione proposta.

Io sarei ancor più netto questo sito e, sulla base dei dati raccolti, propongo dunque di datare tutte le nostre fotografie al 1905: non è certo inverosimile che gli organizzatori dell’Esposizione di igiene, per poter essere pronti per tempo avessero richiesto fin dall’anno precedente ai medici di Vienna i ritratti da esporre nei padiglioni della mostra. 

  

Questioni aperte

 La fotografia per l’Esposizione di igiene

 Alla luce di quanto sopra argomentato, una prima questione a mio parere aperta – oltre naturalmente a quella della misteriosa tendenza prevalente a datare 1906 le varie fotografie – riguarda l’individuazione di quella realmente scelta da Freud per l’Esposizione di igiene.

A Jung scrive che si tratta di uno scatto che gli fa “ribrezzo”. Eppure ne ha a disposizione almeno altri tre, uno dei quali sceglie tra l’altro di impiegare per il Deutschlands, ben sapendo che lì rimarrà disponibile, essendo legato alla sopravvienza del volume, per un tempo molto più lungo dei tre mesi di apertura dell’Esposizione di igiene. Il fatto poi che conservi proprio tale fotografia per farne quella che pare una foto-tessera (figura 6) suggerisce che essa non gli faccia “ribrezzo”: perché allora non impiegarla anche per l’Esposizione?

Cercando di azzardare una risposta, forse erano richiesti o fortemente caldeggiati (o più semplicemente era prassi) ritratti frontali o di tre quarti, come si può supporre da una pagina dell’articolo di un giornale dell’epoca, il Wiener Bilder del 16 maggio 1906 (Anonimo, 1906) che, riferendo dell’evento, riporta anche le fotografie di alcuni dei protagonisti (figura 11).

Ma anche ammesso ciò, Freud ha a disposizione almeno tre ritratti frontali tra cui scegliere (figure 7 e 9, oltre alla fotografia qui non riportata per copyright). Dalla lettera del 19 settembre non possiamo che dedurre che, se la prescelta non gli piaceva, le altre evidentemente dovevano sembrargli ancor peggiori oppure che solo una, per lui orrenda, si adattave alle richieste degli organizzatori dell’evento. La questione aperta è, però, perché i curatori di Biografia per immagini indichino la nostra figura 7 come quella presentata all’Esposizione o, detto altrimenti, su che base si possa escludere una delle altre due frontali.

Per dirimere la questione occorrerebbe una fonte di prima mano e forse ci sarebbe: si tratta del catalogo ufficiale dell’Esposizione, a cura di J. Gally: Offizieller Katalog der unter dem höchsten Protektorate Sr. k. u. k. Hoheit des Durchlauchtigsten Herrn Erzherzogs Leopold Salvator stehenden Allgemeinen Hygienischen Ausstellung Wien-Rotunde 1906 (Wien, 1906). Chissà che non contenga le fotografie esposte per l’evento e dunque anche quella di Freud; purtroppo l’ho solo trovato segnalato online [19] ma non sono riuscito a reperirne copie consultabili.

 

Figura 11: pagina 5 del WienerBilder del 16 maggio 1906. L’articolo è dedicato all’Esposizione di igiene; nella metà inferiore del foglio le fotografie di alcuni dei protagonisti.

  

La cartella dei Freud Archives della Library of Congess

 Seconda questione aperta è cosa ci faccia una foto di Freud del 1905 con un suo passaporto (figura 12) del 1935.

Figura 12: passaporto di Freud del 1935. Fonte: Library of Congress, Washington D.C.

Che l’anno del passaporto, riportato a mano, contenga un refuso nella cifra delle decine (1935 al posto di 1905) sarebbe soluzione comoda, ma purtroppo da scartare: l’aquila bicipite nell’angolo in alto a sinistra ci conferma trattarsi di un documento del periodo di dominio nazista [20].

Tolta questa opzione, non ho altre ipotesi da proporre: non mi resta che pensare che si tratti di niente più che di un caso – non certo unico – di maldestra archiviazione del materiale nei Freud Archives [21].


Bibliografia

Anonimo, Die Eröffnung der hygienischen Ausstellung in Wien (mit einer photographischenAufnahme) In Wiener Bilder, 16. May 1906, 4-6.

Clark R. (1980), Freud, Rizzoli Editore, Milano, 1983.

Engelman E. (1993), Sigmund Freud. Wien IX. Berggasse 19, Thelema, 1995.

Freud E., Freud L., Grubrich-Simitis I. (a cura di) (1976), Sigmund Freud. Biografia per immagini, Bollati Boringhieri, Torino, 1978.

Freud S. (1974a), Epistolari. Lettere tra Freud e Jung 1906-1913, Bollati Boringhieri, Torino, 1974.

Freud S. (1974b), The Freud/Jung Letters. The Correspondence between Sigmund Freud and C. G. Jung, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 1974.

Freud S., Briefwechsel Sigmund Freud/C.G. Jung, Buchclub Ex Libris, Zürich, 1976.

Freud S. (2010), Intanto rimaniamo uniti. Lettere ai figli, Archinto, Milano, 2013.

Ganahl S., Karl Kraus und Peter Altenberg. Eine Typologie moderner Haltungen, Konstanz University Press, Paderborn, 2015 [29.11.2022].

Lualdi M. M., A un passo d’arte. In Freud S., Jensen W., “Non è vana curiosità”. Carteggio Freud-Jensen (1907), Youcanprint, Tricase, 2019, 37-172.

Lualdi M. M. (2020), Sigmund Freud,figlio della neurologia, padre della psicoanalisi. In Freud S. (1887), Introduzione critica alla neuropatologia, Youcanprint, Tricase, 2020, 5-102. 

Lualdi M. M. (2021), Poveri noi. Cosa ci perdiamo nelle traduzioni. Contributo online.

Lualdi M. M. (2022a), Due brevi note. Contributo online.

Lualdi M. M. (2022b), Selbstprüfung: avvio e origini dell’autoanalisidi Freud. Contributo online.

Müller G. A. (herausgegeben von), Deutschlands, Österreich-Ungarns und Schweiz Gelehrte, Künstler und Schriftsteller in Wort und Bild, Bruno Volger Verlagsbuchhandlung, Leipzig-Gohlis, 1908, 134-5.

Müller G. A. (herausgegeben von), Deutschlands, Österreich-Ungarns und Schweiz Gelehrte, Künstler und Schriftsteller in Wort und Bild, Bio-bibliographischer Verlag Albert Steinhage, 1910, 232.


[1] Si veda in tal senso anche Freud, 1974a, 101 n. 1.

[2] Ringrazio in particolare la dottoressa Marina Maniadaki del Freud Museum di Londra per avere gestito con esito favorevole la mia richiesta (email del 5.12.2022).

[3] L’enorme mole della documentazione e la sua diffusione in tante sedi diverse lascia naturalmente aperta la possibilità che mi sia sfuggito altro materiale importante ai fini della mia ricerca. Allo stesso modo, la numerosità delle pubblicazioni dedicate alla storia di Freud e della psicoanalisi rende assai probabile che altri abbiano già sostenuto e pubblicato quanto presento in queste pagine e che semplicemente io non sia riuscito a reperire tali precedenti.

.

[4] Link: https://www.loc.gov/resource/mss39990.04907/?sp=1&st=gallery.

[5] Si è già detto che ritenere entrambe le foto come scattate dai figli non spiega né il telo, né la diversa qualità delle immagini né, infine, la diversa elaborazione degli sfondi. Ma anche l’ipotesi che le due foto siano di un unico fotografo professionista, che operò diversamente suli due sfondi porta a conseguenze ancor meno verosimili. Si dovrebbe anzitutto concludere che Freud non inviò a Jung la foto scattata dai figli e poi cercare una spiegazione del diverso trattamento cui venne sottoposto lo sfondo dei due scatti dal loro autore. Non che non si possano ricostruire scenari adatti a sostenere queste due possibilità, ma il materiale presentato da qui in avanti credo dimostrerà che il modo più semplice di organizzare gli elementi resta quello di suppoorre due diverse mani: quella di un fotografo professionista e quella dei figli di Freud.

[6] Questo l’anno di nascita secondo la Österreichische Nationalbibliothek (https://onb.digital/search/483508); 1855 secondo en.wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/Ludwig_Grillich). Non ho trovato molte informazioni sul suo conto, ma di certo fu fotografo molto rinomato, a giudicare dai soggetti che ne chiesero i servigi. Si veda in proposito il seguente link: https://commons.wikimedia.org/w/index.php?search=ludwig+grillich&title=Special:MediaSearch&go=Go&type=image.

[7] Ringrazio Mathias Böhm della ÖNB per la pronta e costruttiva collaborazione (email del 02.12.2022).

[9] Alla voce “Kunstler”, ossia “artista”, segue la sigla “k. A.”, cioè “keine Angabe” (“nessuna informazione”) o anche “keine Ahnung” (nessuna idea”).

[10] Oltre al già citato Biografia per immagini e alle prime sessante fotografie conservate presso il Freud Museum di Londra, ho consultato il prezioso volume Sigmund Freud. Wien IX. Berggasse 19 (Engelman, 1993)

[11] Avanzo l’ipotesi che la versione con lo sfondo (malamente) ritoccato di tale immagine sia da considerarsi postuma. Se Freud avesse posseduto una versione elaborata dell’immagine avrebbe certo inviato quella a Jung. Difficile pensare che si occupò dopo il 1907 di quella fotografia (sempre ammesso che non avesse spedito a Jung l’unica copia in suo possesso): a che scopo lo avrebbe fatto? Poco probabile mi pare anche l’ipotesi che Jung, ricevuto il ritratto ne abbia fatta una copia per ritoccare lo sfondo.

[12] La seconda edizione di Psicopatologia della vita quotidiana uscì con ogni probabilità nella seconda metà di giugno del 1907 (Lualdi, 2022a, 4-5). Come limite ante quem, si può peraltro ipotizzare che Freud spedì al’editore foto e questionario entro il marzo dell’anno successivo. Quel mese usciva infatti il secondo volume della collana, che Freud segnalerà solo nel successivo Deutschlads (1910), Schriften zur angewandten Seelenkunde, ossia Appagamento di desiderio e simbolismo nella favola, di Franz Riklin (Freud, 2010, 42). Volume d’esordio era stato il freudiano Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen, uscito tra l’aprile e il maggio del 1907 (Lualdi, 2019, 52-3) e presente già nel Deutschlands del 1908, benché senza l’esplicita indicazione della sua appartenenza a una specifica collana di scritti psicoanalitici.

[13] Il volume di Ganahl è liberamente scaricabile qui: https://www.k-up.de/openaccess/9783835390591.pdf [29.11.2022]. In alternativa, per l’Esposizione di igiene di Vienna si veda: https://de.wikipedia.org/wiki/Wiener_Hygieneausstellung_1906.

[14] La datazione 1906 proposta dall’edizione italiana del carteggio Freud-Jung non è un refuso di stampa, poiché la si ritrova identica sia nella versione inglese (Freud, 1974b, vii) sia nell’edizione originale tedesca (Freud, 1976, vii).

[15] Si potrebbe pensare, ad esempio, che una delle fotografie rechi sul retro una data: questo sarebbe dirimente, ma in nessun caso sono riuscito a compiere un tale controllo.

[16] Ecco cosa scrive Freud: “Ich habe seit 15 Jahren keinem Photographen mit Willen gesessen” (Freud, 1976, 97).

[17] Per la datazione: https://de.wikipedia.org/wiki/Wilhelm_Flie%C3%9F#/media/Datei:FreudFliess1890.jpg.

[18] Una ricerca decisamente più esaustiva potrebbe essere condotta scandagliando le oltre 3000 immagini conservate dal Freud Museum di Londra tra la documentazione freudiana. A questo link https://www.freud.org.uk/collections/archives/archive-records/IN/ si può trovare la voce “hierarchy browser” seguita da una freccia rivolta verso destra. Cliccando sulla freccia si apre l’elenco dei link alle singole fotografie. Personamente ho controllato le prime sessanta ma per il quindicennio 1892-1907 non ne ho trovate, naturalmente fatte salve le due considerate in questo lavoro (nn. 7 e 10 dell’elenco del Freud Museum). Non è però privo di significato che ne ho invece trovate altre tre tutte datate 1891: la n. 4 (che reca sul retro l’annotazione “Maggio 1891”), la n. 5, del fotografo Székely, e la n. 6.

[21] Altro esempio di archiviazione confusa da parte dei Freud Archives riguarda l’inedito di Freud del 1887 Introduzione critica alla neuropatologia, i cui fogli, singoli, mancano ancora del corretto ordine, cosa che a lungo ha scoraggiato gli studiosi dal metter mano a quell’importante documento (Lualdi, 2020 https://www.academia.edu/44255537/Sigmund_Freud_Figlio_della_neurologia_padre_della_psicoanalisi, 9-10).


Commenti

  1. Una ulteriore conferma di come un metodo storico, filologico unito alla curiosità e all'interrogazione di testi e immagini possa condurre a scoperte e risvegli imprevedibili. Grazie alla paziente e intelligente ricerca, ancora una volta Lualdi fa luce su versioni accreditate più dall'inerzia che dalla fondatezza, ponendo dubbi, lanciando ipotesi e proponendo soluzioni ad aspetti e fatti che in tal modo acquistano la loro propria luce nella storia e nella conoscenza provata della psicoanalisi e dei suoi protagonisti, Freud per primo. Grazie e stima!

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    1. Caro Francesco, grazie per il commento, che giunge da chi del metodo storico e dello studio di Freud e della psicoanalisi ha fatto la passione di una vita: un vero onore.

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